MISURA e TRASCRIVI

MISURA e TRASCRIVI

gennaio a Genova

gennaio a Genova

Nuvole

Nuvole
foto di Anna Ducci

LA SERA




LA SERA

Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,

io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,

anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,

perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.

(Anna Ducci)


giovedì 10 gennaio 2008

49_FINESTRE MURATE
(Genova, 10 gennaio 2008, giovedi)

un velo agli occhi stende questa pioggia sottile,
chi è più grigio si annerisce,
chi già è nero di più luccica e affonda,
chi si afferra, la memoria spinge a galla

per simmetria di decoro,
sulla facciata del mio palazzo ci sono delle finte finestre,
con vere persiane dietro cui c’è il muro:
accanto a quelle negli anni rinnovate,
su ogni lato stona una fila verticale d’imposte annerite

la loro vernice è scrostata come sulle vecchie barche,
lasciate in secca con il fasciame sconnesso,
una colatura di catrame sotto il bordo,
inchiodati dalla ruggine i cardini da sempre inoperosi

penso che dietro vi siano le stanze segrete
degli abitanti che ci hanno preceduto:
accanto a noi ma non visibili
le generazioni in affitto di portuali e tranvieri,
le giovani spose prima e le vedove di guerra,
i bambini nati e cresciuti in queste scale,
da ragazzi poi tutto il giorno per strada,
fino ai due nomi e cuori trafitti
che ho trovato fra gli strati delle carte da parati

penso che ogni vita lasci un segno nel luogo in cui si svolgeva,
come in questa casa dall’intonaco mai rifatto,
ancora scheggiato dalle bombe sul porto,
all’epoca ultimo avamposto abitato della periferia

dalla cucina in altre cucine,
si affaccia la vista sul più moderno palazzo affiancato:
qui le persiane sono tutte viventi
ma quasi sempre altrimenti chiuse
per limite di vicinanza

ogni tanto un braccio si sporge a scrollare uno straccetto,
un serale lampeggio azzurro appare tra le fessure,
un chiarore da comodino veglia dietro le tende:
nello spazio abitato in cui ci hanno ristretto,
ci voltiamo la schiena, fantasmi a noi stessi vicini.

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