LA SERA
LA SERA
Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,
io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,
anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,
perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.
(Anna Ducci)
(Genova, 24 gennaio 2011, lunedi)
545_ANNUNCIO E GIUDIZIO
un angelo sotto forma di nuvola piumosa
è disteso per l’intera cupola azzurra
che ci sovrasta
è l’angelo del risveglio da un tiepido letto,
a cui ogni minuto di più
la camicia s’indora sul bordo:
annuncia che oggi vivremo sotto un cielo sereno
senza pena di vento
favorito da questo,
esci ed opera bene:
con le giuste parole parla e scrivi
secondo luogo e ora che incontri,
taci nel rumore che confonde
e alza la voce se il silenzio diventa complice
almeno finchè
con corazza e spada,
in punizione di fiamme e sangue,
saremo sospinti nella notte:
così ogni giorno finisce in giudizio
sul tempo sprecato.
(Genova, 21 gennaio 2011, venerdi)
544_TESTIMONE
aprendo gli occhi sorprendo una grande luna,
un attimo prima che sparisca dietro la collina
a raccontarlo dopo,
chi non l’ha vista replica con silenzioso distacco
o tiepido assenso
chi c’era e non voleva vedere,
chi non era presente ma diffida dei ricordi altrui:
testimoni distratti, ma soprattutto increduli
del male nel tempo commesso
luna,
piatto venato, antica moneta, fantasma notturno,
memoria su misura che ognuno si porta nel giorno.
(Genova, 12 gennaio 2011, mercoledi)
543_DOPO
dopo il diluvio l’acqua si ritira
e sulle case depone
una polvere d’oro che ci consola:
un torbido passato si redime in tenero azzurro,
appena velato dal rimpianto
per i giorni che la pioggia ci ha sottratto
più tardi, qualunque offesa si perdona
in un finale di corallo:
in poche ore, aiutati dal cielo,
così la memoria si accende,
infiamma e scolora.
(Genova, 10 gennaio 2011, lunedi)
542_NELLA VASCA
brilla di luce bianca l’ufficio postale
nella penombra del mattino piovoso
trai sassi del fondo:
noi pesci nascosti,
con occhio attento guardiamo intorno
e stando di fronte
a bocca aperta ci baciamo.
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foto di Anna Ducci |
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VENTO DI TRAMONTANA
Oggi soffia la tramontana,
non prenderò l’autobus per andare al lavoro,
oggi ho appuntamento col vento.
Scendo per la creusa
e canto le canzoni dei miei cantautori,
posso anche gridarle, nessuno mi sentirà
accompagnata da questo vento.
Maestro e compagno di coro
le diffonde tra le case e le vie,
le spande sulla città e sul porto.
Ma come un amante impaziente,
mi spinge con forza ad accelerare il passo,
mi avvolge, mi spettina,
mi alza la gonna.
Ed io stordita e senza respiro
cerco riparo,
un luogo chiuso che mi protegga.
Ma quando l’aria si placa
e i giorni passano senza sentirlo,
mi manca, lo desidero, lo aspetto.
Impaziente io fino al prossimo incontro.
(Genova, 4 dicembre 2010, sabato)
541_VELIERI
una flotta di grandi nuvole
ha imbarcato tutti gli abitanti dii questa città
e sta salpando per affrontare la notte:
sono i vascelli in rotta verso ponente
che vedo di poppa dalla mia barchetta
con la partenza dei grandi velieri
verso il buio che ne inghiotte le vele,
abbandono i remi al loro passaggio
e resto da solo
in un porto di liquido metallo.
(Genova, 3 dicembre 2010, venerdi)
540_CAIMANO
delle nuvole come denti nella bocca di un caimano:
una lunga mascella in agguato sull’acqua
e il resto del corpo nascosto a levante
poi il vento riduce la minaccia sullo sfondo,
il cielo nell’acqua risplende di pacifico azzurro
e noi possiamo traversare il giorno
sospinti dalle ore correnti
questo scriviamo,
trattenuti sulla riva del fiume
dall’incertezza sulla sua effettiva misura,
dal sospetto per il pericolo sotto il pelo dell’acqua,
dalle percezione che le nostre deboli braccia
non ci faranno giungere all’altra sponda
appunti per chi si trova nel mezzo
di una giornata serena mutata in tempesta,
per chi a metà del percorso
affonda senza speranza nella corrente,
per chi al centro del flusso
rallenta il ritmo per non sprecare le forze
ma nuota finchè il tramonto l’inghiotte.
(Genova, 2 dicembre 2010, giovedi)
539_LAMPADA FIOCA
una lampada fioca dietro un fitto paralume
che poi si dirada in lunghi nastri sospesi:
questa è la fonte di luce al risveglio,
il chiarore che rivela la parete azzurra
alle spalle della notte che accanto si attarda
spostati dunque a ponente,
dietro il tetto nerissimo e lustro
di pioggia e catrame,
lascia che un tiepido giallo ci tocchi,
un timido rosa o un grigio modesto
ci conforti dei dubbi del risveglio
provateci voi, primi colori del mattino:
la notte pone domande
che il buio non risolve.
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foto di Anna Ducci |
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Foto di Anna Ducci |
UN LUOGO CHE SAI
C’è un luogo dove so che ti troverò.
Dall’alto la Città appare confusa,
ma scelgo una zona
e in quella zona una strada.
In quella strada, mi fermerò davanti a un palazzo,
in quel palazzo sceglierò una stanza
e lì ti troverò.
Verrò da lontano e non saprò se ci sei ancora.
E’ passato tanto tempo e non so più dove sei.
Avevi detto per oggi, ma forse era ieri, forse domani.
Ho dimenticato il tuo nome e il tuo viso
e il domani è distante una notte.
Ma quando è stato?
Confondo gli anni, i mesi, i luoghi.
Ho girato l’angolo, non ti troverò mai più.
(Genova, 29 novembre 2010, lunedi)
538_STRACCIO DI NUVOLA
uno straccio di nuvola che il vento sfilaccia
mentre ne scrivo,
è una pagina strappata dal quaderno,
stretta nel pugno e per un dubbio riaperta e distesa,
un ricordo accartocciato
che si dissolve in azzurro
vi ho letto appena la frase d’inizio
in cui c’era il tuo nome:
poi il resto è svanito,
spinto nell’aria sulla linea retta
che in orizzonte ferisce la vista
non possiamo far altro
che riscrivere sempre l’inizio da capo,
ogni volta il meglio possibile
e con l’aggiunta di qualche dettaglio
ma con lo stesso incerto finale
che rimane incompleto
un foglio riscritto più volte
e ancora pieno di errori:
non come questa mattina perfetta
che merita ogni benevolo superlativo.
(Genova, 28 novembre 2010, domenica)
537_FACCENDE DEL CIELO
che vento e neve ci scende addosso dalla collina,
come ci nuotano dentro i gabbiani al contrario,
ostinati nel risalire all’origine
di quest’acqua che c’imbianca
restate pure in casa a contare le gocce sui vetri,
andiamo noi a mettere il becco
nelle faccende del cielo
che subite ormai senza domande.
(Genova, 27 novembre 2010, sabato)
536_FORZE OSCURE
due nuvole apparse alle sette
hanno chiamato le altre che ora ci coprono,
due esploratori inviati sul nostro cielo
a saggiare le difese
si parla d’invasione imminente,
di neve già scesa dietro le nostre spalle,
di forze oscure in marcia per stringerci d’assedio,
d’inevitabile inverno
dopo le tiepide stagioni che abbiamo vissuto,
di calore disperso che ora pagheremo.
(Genova, 23 novembre 2010, martedi)
535_ESCE LA NOTTE
una linea di costa con alti monti
è invece un cumulo di nuvole notturne
che l’ora dissolve:
una manica di grigio pesante ancora distesa
in mezzo all’azzurro,
un braccio sdraiato al centro del lenzuolo
che cerca il tepore di chi si è appena alzato
esce dalla stanza la notte senza voltarsi
e sorride:
non si rimpiange l’ombra
se il sole ti è accanto.
(Genova, 22 novembre 2010, lunedi)
534_PIOVE SUL MERCATO
scorrono le gocce sul bordo della tenda
fino allo spigolo da cui cadono riunite:
un getto a tempo rimbalza sulla cupola dell’ombrello,
un singhiozzo di fontanella
in attesa che l’acqua nel tubo la raggiunga
un minuscolo fiume si raccoglie impetuoso
nella piega della tela in pendenza
e si getta nel vuoto:
una pioggia di giorni si accumula
nel numero di anni
e poi trabocca in unico zampillo.
(Genova, 20 novembre 2010, sabato)
533_VERDE CINESE
il verde della nave in banchina
rischiara l’acqua torbida che la riflette:
al contrario del cielo che si oscura,
dei tetti a lutto di ardesia e catrame
un ferro dipinto conserva memoria
del colore che la stagione ha perduto
e per qualche ora importiamo.
(Genova, 19 novembre 2010, venerdi)
532_ALLE SPALLE
mentre passeggiamo sulla terra
le nuvole alle spalle cambiamo aspetto:
da pance docili e bianche,
a schiene scontrose di grigio
fingendo distacco ci specchiamo nell’acqua
per spiare chi segue i nostri passi
e inghiotte l’azzurro e il resto del giorno.
(Genova, 17 novembre 2010, mercoledi)
531_PERENNE TRAMONTANA
come sventolano i bucati nella tramontana
che ci ha ripulito la vista,
come brillano agli occhi ancora bagnate
le case a pioggia finita,
come gira sul muro un riflesso
di azzurro imprigionato,
come vorrebbe risalire
dal fondo del cortile
mentre la stagione c’incalza,
come vorremmo che una simile giornata
si prolungasse senza fine
contro le incerte previsioni.
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foto di Anna Ducci |
TERRA DI NEBBIA
Tracce delle tue parole mi sono rimaste addosso,
penetrano nelle fibre tessute
e anche in quelle generate,
si infittiscono
come la nebbia di pianura che ti segue.
Non sapevo fino ad oggi
che quello è il luogo
dove la mia anima può
scomparire al mondo
e a me stessa.
Tentazione di annullamento totale
nell’umido,
nell’erba bagnata,
nella fiamma di un fuoco che non asciuga.
Io sempre in cerca di una terra
che mi riconosca sua,
io sempre estranea in ogni luogo.
(Genova, 13 novembre 2010, sabato)
530_DUE ALBERI
un uomo nero nel giardino d’autunno
spezza i rami che ha tagliato
da due alberi cresciuti assieme
anche le povere ossa ci donano gli alberi,
dopo tutte le foglie:
chi ama, per l’altro di tutto si spoglia
in qualunque stagione.
Sabato 13 novembre 2010
Gianriccardo Scheri e Enrico Mario Lazzarin
leggono i loro testi a "Il Circolo" di Carignano (TO)
in collaborazione con il Festival POETI IN AIA
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Foto di Anna Ducci |
(Genova, 12 novembre 2010, venerdi)
529_SCAFO BLU
uno scafo blu galleggia tra due mari di grigio:
uno lo sostiene e l’altro l’opprime,
uno lo spinge a cercare il mondo
e l’altro a restare in porto
tra due destini, c’è chi promette e chi avverte:
scarica in fretta quello che porti
e salpa senza rimpianti
oppure ormeggia tra noi un riflesso azzurro
per conto del sole che manca
finchè puoi, naviga con minima sosta
o specchia invece nell’acqua
la ruggine che cola.
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foto di Anna Ducci |
PIANTO
Se un giorno avrai voglia di piangere
vieni a Genova,
entra in una chiesa di marmi e stucchi,
scegli una panca o una sedia
e piangi.
Sciogli il pianto
con la cera delle candele,
evapora la malinconia
nel profumo dell’incenso.
Qui, per te
il sacerdote sceglierà la parabola giusta.
Qui, per te
il coro delle donne chiederà la pace e la grazia.
Qui il tuo pianto
sarà rispettato
e il tuo dolore
prezioso.
(Genova, 8 novembre 2010 lunedi)
528_LIBECCIO
imbiancano di schiene curve il mare,
le onde condotte all’assalto
da questo vento contro la diga
raggiunti dagli spruzzi ci tratteniamo
dal gettarci a terra in cerca di riparo
o più lontani misuriamo l’altezza
degli scoppi di schiuma
non si può guardare il mare
senza pagarne le pene:
spinti dal suo moto e da un demone in cuore
c’è sempre un limite con cui ci confrontiamo,
sia il muro che d’impeto scaliamo
o il bordo del catino in cui siamo confinanti.
(Genova, 3 novembre 2010 mercoledi)
527_DOPO IL DILUVIO
bianca e lontana oggi una nave si avanza,
un’arca di salvezza per noi
che troppo numerosi per essere puniti a dovere,
anche quest’anno siamo scampati al diluvio
per un riflesso occasionale,
entra il sole nella stanza più appartata:
la pioggia è finita, l’acqua si ritira, riemerge la terra,
un ramoscello è sfuggito dal becco
e rischiara l’ombra del cortile.
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foto di Anna Ducci |
(Genova, 1 novembre 2010, lunedi)
526_SASSI
novembre nel suo primo giorno
comincia piovoso:
frana il monte sulla strada,
il fiume si gonfia e trabocca,
chiusi nella fortezza
l’acqua ci scioglie le mura in fango
alla foce si congiunge
l’onda di scirocco e di torrente
e sulla costa riduce in sabbia i nostri castelli:
il mare si riprende
le belle torri, gli archi e i ponti,
la storia di ognuno
che si scompone in pietruzze e granelli
guarda che bel sasso ho trovato,
prima che scivolasse a fondo:
così tondo, liscio e lucente,
con il mio profilo e il tuo
inciso per sempre.
(Genova, 30 ottobre 2010, sabato)
525_BIANCO E NERO
è in arrivo la tempesta , ci dicono dall’antenna
come se i segni non fossero evidenti
più dell’avviso:
un tetto di piume, un colore da gabbiano,
un’aria che lo tiene sospeso sopra di noi
come se gli anni vissuti
avessero preso l’aspetto incombente
di un cielo bianco e nero
come la vecchia foto con amici sulla spiaggia:
ogni volta che vi riguardo,
mi sembrate all’obiettivo più incerti nel sorriso
e nelle domande
non posso salvare nessuno dal passato:
nemmeno noi, perduti senza riscatto,
entrambi giovani laggiù per sempre.
foto di Anna Ducci
OTTOBRE IN CENTRO STORICO
Primo giorno di vero autunno,
un sabato pomeriggio di buio presto.
Il primo giorno per mettere il giaccone blu che mi sta tanto bene.
Nel passeggio strascicato,
un marinaio francese, con la voce del vento,
dice a un’italiana: "Let’s go!".
Pazzesco!
La sera scende per avvolgere e nascondere i pensieri.
(Genova, 23 ottobre 2010, sabato)
524_CATTIVO ESEMPIO
con una punta di nuvole affilate,
levante minaccia ponente,
che ritrae la sua pancia azzurra
con questo cattivo esempio in cielo,
siamo giustificati se ci adeguiamo
al male di stagione:
non è più l’estate accogliente senza bottoni,
tiepida di sorrisi e offerte di mano,
ma un tempo di bavero alzato e visiera calata,
di cinghie strette e coltelli alla cintura.
foto di Anna Ducci
(Genova, 22 ottobre 2010, venerdi)
523_VECCHIA SCALA
tra due pareti di vite rossa
è sepolta la scala interrotta
che portava al palazzo:
un’altra stagione senza passi sui gradini,
un vecchio percorso che si nasconde di foglie,
un presente che lo scavalca senza memoria,
una città costruita sulle proprie rovine.
(Genova, 22 ottobre 2010, venerdi)
522_INTRECCIO
al risveglio troviamo il cielo legato
da un intreccio di nastri:
un regalo che la notte ha deposto alla finestra,
un groviglio di rotte contrastanti
che in viaggio ben sicure di origine e meta
ora sfumano in nuvola sottile
passioni di carta velina,
che il tempo prende fra le mani
e a cui toglie le pieghe:
un ricordo definito
si somma ad uno incerto e sottostante,
una trama s’infittisce in un velo,
un viso ad un nome non coincide,
chi era prima si trova per ultimo,
una data scombina l’ordine in elenco,
una pagina manca nel racconto.
illustrazione di Enrico Scheri
(Genova, 19 ottobre 2010, martedi)
521_GUARDA LA LUNA
guarda la luna da un serenissimo cielo
come ci tiene soggetti ai suoi poteri:
non quella del sole che comanda e punisce,
ma una forza paziente
ci convince delle sue ragioni
e senza ferirci possiamo sostenerne la vista
si costruisce con fatica per salire verso il sole
mentre invece la luna solleva con sé
le acque e gli amanti,
chi scrive e chi sogna:
fortunato il pianeta che canta più lune!
illustrazione di Enrico Scheri
(Genova, 18 ottobre 2010, lunedi)
520_CORONA DI LUNA
una luna incompleta,
un grezzo cristallo, un diamante venato di azzurro
è posato sul nero
e abbaglia dall’alto le nostre deboli luci
una finestra dai doppi vetri,
una persiana di ferro ben chiusa,
una tenda di fitta trama,
una coperta tirata sul viso,
ti ripara dal bagliore che in lento moto
allaga la notte:
ma un riflesso da una fessura
comunque raggiunge la cima del letto
coronata di luna entri nel sonno,
protetta nel viaggio da questa insegna sul capo
ti guardo al mio fianco partire:
per quanto ci si tenga per mano,
ovunque andiamo dormendo,
viaggiamo da soli
e per questo al risveglio
di ritrovarci ancora insieme siamo sorpresi.
(Genova, 17 ottobre 2010, domenica)
519_INIZIO DI PIOMBO
una grande nuvola a muso di topo
s’infila nel mattino ancora grondante,
un corpo pesante si riflette sull’acqua
e il giorno comincia di piombo
questo è il metallo che racchiude gli anni vissuti:
per chi ne teme la potenza dei raggi
o invece ne preserva l’energetico potere,
finchè sia costruita una macchina
che si alimenti a passione
ti affido il mio piccolo deposito di carburante,
che da noi vivi di continuo si accresce
con il passato che lento vi sprofonda:
liquido, gas o minerale,
giacimento che ognuno di noi su qualsiasi terra
conserva.
(Genova, 16 ottobre 2010, sabato)
518_PORTO NELLA NEBBIA
un porto che non si vede
altro che per il contorno di luci gialle nella nebbia,
uno spazio ingombro di forme allineate
al fumo piovoso in arrivo dal mare aperto:
fra poco la pioggia ci raggiunge
e picchia nei vetri
ho un passato che fatico a spiegarmi,
ho degli anni sempre attuali
che non trovano il giusto cassetto
e rimangono appesi,
ho dei ricordi che invece cadono fuori
dalle scatole in cui li tengono chiusi,
ho una cantina in cui non scendo a cercare,
una bandiera ripiegata sul fondo di qualche baule,
una foto in divisa di una guerra perduta
ma non conclusa
ho vissuto e non riesco a raccontarlo,
troppo intento a bruciare il presente
senza curarmi della cenere
dal temporale infine inseguito e sorpreso,
per strada da solo senza riparo
o alla finestra insieme a tante parole
e ancora nessuna soluzione.
(Genova, 15 ottobre 2010, venerdi)
517_MATTINO IN BICCHIERE
un mattino sporco di nuvole sospinte sul bordo,
un bicchiere opaco per le impronte,
un orlo segnato di labbra,
un velo di vino dorato
che la notte ha bevuto
un calice posato sul verde
che contro il cielo si colma di azzurro:
anche il giorno vi beve,
un sorso dopo l’altro ci consuma.
(Genova, 13 ottobre 2010, mercoledi)
516_DANZA
un sacchetto sollevato dal vento
ascende alla cima degli alberi:
una gonna bianca
che si gonfia mentre ruota nella danza,
una veste di tela sull’altalena
che oscilla tra le pareti del viale
in fondo alla scena.
(Genova, 12 ottobre 2010, martedi)
515_AUTUNNO ARMATO
mattino sereno con sfondo
di nave da guerra:
tutto il grigio dei temporali trascorsi,
di quelle minacce in estensione sospese,
si condensa e galleggia
in un volume a spigoli e antenne
nella notte si ormeggia una nuvola
che trattiene nel suo scafo fulmini e tuoni:
ci conferma che la stagione
delle bianche crociere è finita,
che l’autunno armato incrocia di nuovo
davanti alle coste
oggi è anche il giorno della scoperta:
dell’oceano superato e le indie raggiunte,
del mondo che si conferma rotondo,
perchè navigando sempre a occidente
si ritorna alla partenza
tranne per noi,
che nel mare degli anni
andiamo dritti verso l’ignoto.
(Genova, 8 ottobre 2010, sabato)
514_POLVERE IN ARIA
polvere in aria di ottobre:
un brivido percorre il verde,
un velo dorato confonde i due azzurri
ripete il vento alle foglie
frusciando da monte:
state pronte a cadere,
a finire sotto la ruota di stagione,
a prendere la penna e riempire di segni la carta,
a sforzare la vista sul confine.
(Genova, 19 luglio 2010, lunedi)
513_RISVEGLIO
risveglio tra i toni di azzurro:
il tenue delle pareti,
l’opaco delle tende,
l’intenso del cielo,
bandiera splendente sulla fuga del sonno
che mi ha lasciato da solo a guardare il soffitto
avvolto nella penombra delle altre stanze,
racconta le sue passate imprese
al giorno presente
che trabocca distratto dalle fessure:
chi è appena sorto non crede al tramonto.
(Genova, 18 luglio 2010, domenica)
512_ALZATI E BEVI
tutto cambia se gira il vento:
invece di un avvilente rigirarsi nella foschia,
un energico risveglio in un mattino
dai contorni precisi
che brilla come un bicchiere di liquido azzurro
portato da un verde vassoio
alzati e bevi un sorso di tramontana,
bagnati gli occhi e riguarda tutto di nuovo.
(Genova, 17 luglio 2010, sabato)
511_DAL BATTELLO
scorre la costa al navigare del battello:
appena emerse dal blu
e nel verde rifugiate sugli scogli,
le case in giallo e rosa
sono difese da muri fioriti di ametista e sangue
invisibile dal treno e dalla strada,
solo dal lato marino
si mostra l’intero panorama:
posti a debita distanza si comprende
la base abitata e la cima deserta,
l’inizio in blu e il termine azzurro,
la sottile fascia percorsa tra due profondi.
da "Night Windows" di E.Hopper, 1928.