LA SERA
LA SERA
Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,
io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,
anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,
perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.
(Anna Ducci)
(Genova, 29 novembre 2010, lunedi)
538_STRACCIO DI NUVOLA
uno straccio di nuvola che il vento sfilaccia
mentre ne scrivo,
è una pagina strappata dal quaderno,
stretta nel pugno e per un dubbio riaperta e distesa,
un ricordo accartocciato
che si dissolve in azzurro
vi ho letto appena la frase d’inizio
in cui c’era il tuo nome:
poi il resto è svanito,
spinto nell’aria sulla linea retta
che in orizzonte ferisce la vista
non possiamo far altro
che riscrivere sempre l’inizio da capo,
ogni volta il meglio possibile
e con l’aggiunta di qualche dettaglio
ma con lo stesso incerto finale
che rimane incompleto
un foglio riscritto più volte
e ancora pieno di errori:
non come questa mattina perfetta
che merita ogni benevolo superlativo.
(Genova, 28 novembre 2010, domenica)
537_FACCENDE DEL CIELO
che vento e neve ci scende addosso dalla collina,
come ci nuotano dentro i gabbiani al contrario,
ostinati nel risalire all’origine
di quest’acqua che c’imbianca
restate pure in casa a contare le gocce sui vetri,
andiamo noi a mettere il becco
nelle faccende del cielo
che subite ormai senza domande.
(Genova, 27 novembre 2010, sabato)
536_FORZE OSCURE
due nuvole apparse alle sette
hanno chiamato le altre che ora ci coprono,
due esploratori inviati sul nostro cielo
a saggiare le difese
si parla d’invasione imminente,
di neve già scesa dietro le nostre spalle,
di forze oscure in marcia per stringerci d’assedio,
d’inevitabile inverno
dopo le tiepide stagioni che abbiamo vissuto,
di calore disperso che ora pagheremo.
(Genova, 23 novembre 2010, martedi)
535_ESCE LA NOTTE
una linea di costa con alti monti
è invece un cumulo di nuvole notturne
che l’ora dissolve:
una manica di grigio pesante ancora distesa
in mezzo all’azzurro,
un braccio sdraiato al centro del lenzuolo
che cerca il tepore di chi si è appena alzato
esce dalla stanza la notte senza voltarsi
e sorride:
non si rimpiange l’ombra
se il sole ti è accanto.
(Genova, 22 novembre 2010, lunedi)
534_PIOVE SUL MERCATO
scorrono le gocce sul bordo della tenda
fino allo spigolo da cui cadono riunite:
un getto a tempo rimbalza sulla cupola dell’ombrello,
un singhiozzo di fontanella
in attesa che l’acqua nel tubo la raggiunga
un minuscolo fiume si raccoglie impetuoso
nella piega della tela in pendenza
e si getta nel vuoto:
una pioggia di giorni si accumula
nel numero di anni
e poi trabocca in unico zampillo.
(Genova, 20 novembre 2010, sabato)
533_VERDE CINESE
il verde della nave in banchina
rischiara l’acqua torbida che la riflette:
al contrario del cielo che si oscura,
dei tetti a lutto di ardesia e catrame
un ferro dipinto conserva memoria
del colore che la stagione ha perduto
e per qualche ora importiamo.
(Genova, 19 novembre 2010, venerdi)
532_ALLE SPALLE
mentre passeggiamo sulla terra
le nuvole alle spalle cambiamo aspetto:
da pance docili e bianche,
a schiene scontrose di grigio
fingendo distacco ci specchiamo nell’acqua
per spiare chi segue i nostri passi
e inghiotte l’azzurro e il resto del giorno.
(Genova, 17 novembre 2010, mercoledi)
531_PERENNE TRAMONTANA
come sventolano i bucati nella tramontana
che ci ha ripulito la vista,
come brillano agli occhi ancora bagnate
le case a pioggia finita,
come gira sul muro un riflesso
di azzurro imprigionato,
come vorrebbe risalire
dal fondo del cortile
mentre la stagione c’incalza,
come vorremmo che una simile giornata
si prolungasse senza fine
contro le incerte previsioni.
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foto di Anna Ducci |
TERRA DI NEBBIA
Tracce delle tue parole mi sono rimaste addosso,
penetrano nelle fibre tessute
e anche in quelle generate,
si infittiscono
come la nebbia di pianura che ti segue.
Non sapevo fino ad oggi
che quello è il luogo
dove la mia anima può
scomparire al mondo
e a me stessa.
Tentazione di annullamento totale
nell’umido,
nell’erba bagnata,
nella fiamma di un fuoco che non asciuga.
Io sempre in cerca di una terra
che mi riconosca sua,
io sempre estranea in ogni luogo.
(Genova, 13 novembre 2010, sabato)
530_DUE ALBERI
un uomo nero nel giardino d’autunno
spezza i rami che ha tagliato
da due alberi cresciuti assieme
anche le povere ossa ci donano gli alberi,
dopo tutte le foglie:
chi ama, per l’altro di tutto si spoglia
in qualunque stagione.
Sabato 13 novembre 2010
Gianriccardo Scheri e Enrico Mario Lazzarin
leggono i loro testi a "Il Circolo" di Carignano (TO)
in collaborazione con il Festival POETI IN AIA
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Foto di Anna Ducci |
(Genova, 12 novembre 2010, venerdi)
529_SCAFO BLU
uno scafo blu galleggia tra due mari di grigio:
uno lo sostiene e l’altro l’opprime,
uno lo spinge a cercare il mondo
e l’altro a restare in porto
tra due destini, c’è chi promette e chi avverte:
scarica in fretta quello che porti
e salpa senza rimpianti
oppure ormeggia tra noi un riflesso azzurro
per conto del sole che manca
finchè puoi, naviga con minima sosta
o specchia invece nell’acqua
la ruggine che cola.
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foto di Anna Ducci |
PIANTO
Se un giorno avrai voglia di piangere
vieni a Genova,
entra in una chiesa di marmi e stucchi,
scegli una panca o una sedia
e piangi.
Sciogli il pianto
con la cera delle candele,
evapora la malinconia
nel profumo dell’incenso.
Qui, per te
il sacerdote sceglierà la parabola giusta.
Qui, per te
il coro delle donne chiederà la pace e la grazia.
Qui il tuo pianto
sarà rispettato
e il tuo dolore
prezioso.
(Genova, 8 novembre 2010 lunedi)
528_LIBECCIO
imbiancano di schiene curve il mare,
le onde condotte all’assalto
da questo vento contro la diga
raggiunti dagli spruzzi ci tratteniamo
dal gettarci a terra in cerca di riparo
o più lontani misuriamo l’altezza
degli scoppi di schiuma
non si può guardare il mare
senza pagarne le pene:
spinti dal suo moto e da un demone in cuore
c’è sempre un limite con cui ci confrontiamo,
sia il muro che d’impeto scaliamo
o il bordo del catino in cui siamo confinanti.
(Genova, 3 novembre 2010 mercoledi)
527_DOPO IL DILUVIO
bianca e lontana oggi una nave si avanza,
un’arca di salvezza per noi
che troppo numerosi per essere puniti a dovere,
anche quest’anno siamo scampati al diluvio
per un riflesso occasionale,
entra il sole nella stanza più appartata:
la pioggia è finita, l’acqua si ritira, riemerge la terra,
un ramoscello è sfuggito dal becco
e rischiara l’ombra del cortile.
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foto di Anna Ducci |
(Genova, 1 novembre 2010, lunedi)
526_SASSI
novembre nel suo primo giorno
comincia piovoso:
frana il monte sulla strada,
il fiume si gonfia e trabocca,
chiusi nella fortezza
l’acqua ci scioglie le mura in fango
alla foce si congiunge
l’onda di scirocco e di torrente
e sulla costa riduce in sabbia i nostri castelli:
il mare si riprende
le belle torri, gli archi e i ponti,
la storia di ognuno
che si scompone in pietruzze e granelli
guarda che bel sasso ho trovato,
prima che scivolasse a fondo:
così tondo, liscio e lucente,
con il mio profilo e il tuo
inciso per sempre.