MISURA e TRASCRIVI

MISURA e TRASCRIVI

gennaio a Genova

gennaio a Genova

Nuvole

Nuvole
foto di Anna Ducci

LA SERA




LA SERA

Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,

io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,

anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,

perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.

(Anna Ducci)


mercoledì 30 dicembre 2009


(Genova, 28 dicembre 2009, lunedi)
449_ULTIMO FRUTTO

ribollente il mare di onde traverse,
arruffato il cielo di nuvole scomposte,
contorti gli alberi senza rimedio di foglie:
un panorama di spigoli e punte
con cui l’inverno si ritrae al nostro abbraccio

facile voler bene a primavera
e nelle stagioni di pelle scoperta,
amare a maggio e non quando
il cielo è contrario e la terra si adegua,
uomini e bestie cercano riparo
e resti da solo,
pagina finale di calendario,
unico voto di opposizione,
ultimo frutto appeso

il ramo oscilla,
un brivido scuote l’intreccio
ma l’uccello nascosta causa non si vede.

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(Genova, 27 dicembre 2009, domenica)
448_VITA IN SCALA

un tramonto da presepe in cielo di carta azzurra
e fondo ritagliato

di case con dentro lumini accesi
e barchette col gran pavese,
di mulini che macinano sempre con la stessa acqua,
di carretti che cigolano in tondo per le strade,
di fabbri e fornai operosi senza sosta in bottega,
di re magi tenuti nascosti
per servire l’ultimo giorno

una vita in scala minore
riprodotta con ogni dettaglio e con tutti i difetti,
una finta città, senza vera salvezza.

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domenica 27 dicembre 2009


(Genova, 26 dicembre 2009, sabato)
447_VIANDANTE A MEMORIA

prima la neve poi la pioggia prolungata
hanno rinverdito il muschio sul cornicione:
pietra di torre nel castello,
fregio di guglia in cattedrale,
angolo di balcone ligure rivolto a nord

senza trombe o campane,
viandante a memoria in giro per l’europa,
mi affaccio sulla valle e osservo sottocasa
l’inverno disteso tra l’atlantico e il danubio.

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venerdì 25 dicembre 2009


(Genova, 24 dicembre 2009, giovedi)
446_SACCO NERO

pigro fumo lenta barca porto fermo,
tende tirate nuvole appese pioggia insistente

cavalieri in sella nella nebbia,
puntano al cielo la loro lancia le grù inoperose,
le gambe in blù e bianca e rossa la casacca a scacchi:
sembra da terra una pausa festiva
concessa dalla nave in banchina

è invece un lutto rabbioso per uno di noi,
rimasto schiacciato nella stiva

vigilia di Natale con i fantasmi
di chi lavorando muore:
in un attimo
sei sotto le ruote, lo spigolo di una cassa che si rovescia,
il carico che sfugge al gancio

oggi chini al peso del cielo,
al sacco nero che ci calziamo in testa,
alla cesta di carbone che sulla schiena come allora
portiamo di corsa per la passerella malferma,
tra bordo e molo, tra inizio e fine.

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domenica 20 dicembre 2009


(Genova, 20 dicembre 2009, domenica)
445_MEMORIA E NEVE

nonostante il sole gioiello
che splende nel panno azzurro,
la persistenza del gelo mantiene intatta la neve:
negli angoli in ombra degli orti,
nel versante riparato dei tetti,
nelle pieghe più nascoste
dove il vento l’ha spinta e si conserva

hanno rubato l’insegna del campo di sterminio più noto,
un marchio di storia esemplare,
un logo perfetto per l’ingresso di un parco a tema

voglio ora immaginare autore e movente:
uno che nel declino della memoria generale,
rinnova quando vuole il brivido di orrore
e si ricarica di odio
sfiorando la scritta di ferro

la ragione prima ignora poi giustifica gl’inferni:
cerca il posto giusto a scaffale dove inserirli
e chiudere la sala e arredarne un’altra

ecco una tardiva terapia per sfuggire alla tolleranza:
tenere in mano una reliquia dai poteri superiori,
ritrovare il tremito e la febbre,
sentirsi invasi ancora dal gelido calore
di odiare senza condizioni.

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sabato 19 dicembre 2009


(Genova, 18 dicembre 2009, venerdi
444_DALLA TASCA

una grossa tasca di panno inghiotte e si gonfia
di mattino azzurro:
ad ogni minuto vi finisce in briciole dentro
la speranza di un giorno migliore
e nell’infilarla, il bordo si sporca di rosa

poi tutto il contenuto si sparge:
di nuvole strappate a stracci da polvere,
di velluto a pelo di topo,
si fodera il cielo

una coperta che per avvolgerci tutti,
lascia sul mare un bagliore di fuoco ormai spento
mentre ci nevica in testa.

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martedì 15 dicembre 2009


(Genova, 15 dicembre 2009, martedi)
443_DIREZIONE OBBLIGATA

malgrado l’impegno notturno il vento
non è riuscito a pulire la polvere sospesa
che da viola in rosa ora s’imbianca

un torrente d’aria percorre la valle
e trascina fuori rotta
il gabbiano e la foglia dal ramo:
chi
si oppone girando la schiena
o lascia condurre i suoi passi,
rotola sporco per terra
o veleggia ripulito in altezza,
dall’inizio continua a credersi sempre vincente
o del contrario s’è reso conto in tempo,
oscilla indeciso e appeso
o impone al legno le sue certezze di chiodo,
è maturo per il silenzio
o rimane acerbo per troppe parole,
controvento tiene chiusa la bocca
o la spalanca e soffoca,
osserva e si astiene o giudica e punisce

qui vediamo
come tutto finisce nel vortice di tramontana,
con il mare direzione obbligata.
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lunedì 14 dicembre 2009


(Genova, 14 dicembre 2009, lunedi)
442_ASSEDIO

il mattino indossa una camicia bianca traforata
che il vento gonfia e sbottona,
spalanca il colletto e infine strappa
e rivela una cintura di maglia di ferro

difeso da quella avanza il resto del giorno,
armato contro di noi sibilando minacce di neve:
intimoriti ci rifugiamo dentro le mura
in attesa dell’inevitabile peggio

poi una speranza di sole
allunga la tregua:
ci troviamo sugli spalti a guardare laggiù
le bandiere di fumo di chi ci assedia.

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domenica 13 dicembre 2009

(Genova, 13 dicembre 2009, domenica)
441_TRE LATI


per alcuni minuti il sole radente
dipinge di mattone un muro di fortezza
che poi scolora e si conferma
una fila grigia di case a ponente

guardando a nord
un’aria fredda e contraria scende
da rami e antenne,
muove in basso lenzuola e bandiere,
sostiene senza filo i gabbiani

acqua e cielo confusi nel vapore
chiudono la vista in direzione sud:
sagome di ferro che dormono in piedi o coricate,
macchine da guerra in pausa di lungo assedio

dalla mia stanza in ombra,
della lampada accesa a levante
accenno agli effetti su tre lati:
osservazione festiva del campo
in attesa di battaglia.
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giovedì 10 dicembre 2009

(Genova, 8 dicembre 2009, martedi)
440_LE SCIE

per la freddisssima altezza si condensano le scie,
all’insostenibile riflesso di sole calante:

s’intrecciano e sfumano,
da righe di penna a traccia sbavata


ho iniziato a scrivere con segno deciso
che ora si spande in macchia d’inchiostro,
avevo da dire una parola chiara,
una spiegazione netta che divideva il cielo
e ora invece si confonde in nuvola strappata

opinioni superiori volano in direzioni opposte,
idee sottili declinano in una grata di sbarre
sopra di noi.

domenica 6 dicembre 2009


(Genova, 6 dicembre 2009, domenica)
439_IN RADA

sfugge il rosa alla mano allungata dal grigio
e si rifugia alle nostre spalle:
resta un braccio disteso nel gesto di raggiungerlo,
una manica di stoffa nebbiosa
senza più spalla su cui poggiare,
un mattino d’inverno
che al risveglio si rabbuia sempre di più,
scoprendosi solo

colpa del vento calato,
che non favorisce il movimento e l’incontro,
anzi ci avvolge di nuvole come navi affiancate nella rada,
in attesa di ordini e occasioni propizie

trova la parola giusta per iniziare il discorso,
insinua la mano sotto il braccio e stringi appena,
cerca negli occhi se gesto e desiderio concordano.

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mercoledì 2 dicembre 2009


(Genova, 2 dicembre 2009, martedi)
438_STUPIDE MOSCHE

una stupida mosca si ostina contro il vetro:
tutti vogliamo uscire nel limpidissimo giorno,
a ricompensa dorata della miseria patita
nei giorni di pioggia

ispidi e neri nel freddo mattino ronziamo
per strade e piazze:
perfino splendono i palazzi gioielli nel verde,
pietre tagliate disposte a collana

per il grande numero si dice
come le mosche muoiono gli uomini:
non è forse più vero il paragone
in cui ambedue cerchiamo un giorno di sole,
per lisciarci con un sospiro le ali sulla finestra?

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