LA SERA
LA SERA
Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,
io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,
anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,
perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.
(Anna Ducci)
(Genova, 27 aprile 2009, lunedi)
374_OMBRELLI
un tetto nero di catrame
lucido come lo scafo di una barca
tirata in secco e rovesciata nella verdura:
case imbevute della pioggia passata
e ora di nuovo appesa
una macchia più scura del cielo superiore
è nave o nuvola posata sul mare:
giorni addietro avevamo il sole come guida,
ora la minaccia sospesa ci tiene a capo chino
ognuno si arrangia con l’ombrello che trova,
quello di famiglia nell’ingresso
o comprato a poco per strada,
guarda in alto e azzarda una previsione,
per esperienza o con telecomando..
(Genova, 21 aprile 2009, martedi)
373_AMANTI SULLA CORDA
tesissima la bandiera oppone palo e tela
allo scirocco,
un cappello scuro calcato in testa al monte
s’impiuma di bianco,
a riflesso della faccia che vi si specchia
appare nera l’acqua nella tazza:
un lago di ruggine e piombo
senza uomini e navi alle sponde
si abbracciano maniche con gambe
di pigiami e camicie:
amanti sulla corda
per non cedere al vento,
al precipizio del cortile
che inghiotte e non restituisce..
(Genova, 16 aprile 2009, giovedi)
372_SMERALDO
come s’inzuppa e ride la verdura,
ai rovesci di pioggia che dal mare
le cade in testa
sul bavero del ripido versante,
nel fondo delle pieghe,
tra il grigio dei sassi che abitiamo
ogni tono di smeraldo splende
poi ad anello d’argento
il coperchio la mattina schiude..
(Genova, 15 aprile 2009, mercoledi)
371_AZZURRO MANCANTE
dei vestiti grigi e neri pendono
sotto un cielo con le stesse tinte:
un bucato bianco e rosa accanto ci consola
non ci siamo svegliati nella stagione sbagliata:
lo dimostra intorno il verde trionfante
e come disse il pittore,
non possiamo giudicare l’intero quadro
per una pausa di azzurro mancante..
(Genova, 9 aprile 2009, giovedi)
370_SCOSSEad ogni nuova scossa crolla un pezzo di chiesa,
si allarga la crepa nel palazzo del governo,
cade la pietra indifesa
e si arrende disarmato il cemento:
in anarchica metafora
la terra si ribella ai poteri sovrastanti
perduta la proprietà si torna nomadi alle tende,
in un attimo ridotti ad ospiti in transito,
profughi accampati fuori dalle mura
alla carità degli altri:
per l’agguato dell’imprevisto evento
oppure a misura e conferma della nostra certezza
di poter costruire comunque?.
(Genova, 8 aprile 2009, mercoledi)
369_TERRA VIVAguardo la collina coperta di case,
di palazzi su piloni e muri che salgono
dal fondo alla cima
scorre sotto di noi il torrente tombato
da una lapide di asfalto e cemento,
origine sepolta che ha scavato
e dato nome alla valle:
abitiamo cimiteri
costruiti su antenati di acque rinchiuse
nel buio degli strati aggiunti
e dimentichiamo poi
che dalle pietre morte la terra viva si scrolla..
(Genova, 7 aprile 2009, martedi)
368_STOFFA RIDOTTAogni giorno di nuove foglie l’albero s’infittisce
e noi diradiamo il vestire:
da maniche rimboccate,
da bottoni slacciati e colletti aperti,
da spacchi e spiragli
sbocciano le forme
zone di libera pelle in stoffa ridotta,
frutti tondi in tela fiorita..
(Genova, 6 aprile 2009, lunedi)
367_SOLE RADENTE
com’è profondo a quest’ora
il nero dentro le stanze,
come s’infila radente il sole,
a lama piatta entra e trafigge
dalla finestra alla parte opposta
la mia ombra in piedi misura
in quanto svanisce il tepore dal letto disfatto,
di come in ogni casa declina
il riflesso che indorava la nostra privata camera..
(Genova, 5 aprile 2009, domenica)
366_PIUMEmattina di pioggia notturna,
di conseguenti macchie sui tetti e negli orti,
di tenero verde super splendente
prima è fiorito il pesco poi il ciliegio
e altri alberi di cui profano e distante
non conosco nomi e frutti:
un ventaglio di petali è sparso sulla strada bagnata,
di piume cadute a terra
da una invisibile zuffa in aria,
un combattimento alato nel buio
sul nostro sonno.
(Genova, 30 marzo 2009, lunedi)
365_ORA LEGALEci siamo coricati da fuorilegge
poi nel pieno della notte
un’amnistia ha cancellato le colpe:
in quell’ora scomparsa
sono rimasti gli errori commessi con gli altri,
gli attimi sbagliati dell’anno precedente,
i minuti criminali in cui abbiamo ferito
a gesti sguardi e parole
primo compito di questo mattino,
aggiornare gli orologi di casa al nuovo tempo innocente,
col timore che qualcuno ci riconosca
e comunque ricordi.
(Genova, 29 marzo 2009, domenica)
364_RITORNO
scende il treno al piano nella pioggia:
pini bruciati sulle cime,
intrico di rami al bordo,
orti e case di pietra nel fondo verde delle pieghe
poi fabbriche dismesse
case di ferrovieri
cucine illuminate
bagliori di azzurro dietro le tende
insegne di mercati:
uccello in volo annuncia terra,
un gatto al trotto lungo il binario,
la prossima stazione
il mare s’infuria con la diga,
il vento contro ci accoglie a fine della corsa,
scroscia la pioggia oltre la finestra,
ne scorre un filo nel lavabo:
in acqua di marzo affonda il mese.
(Genova, 8 marzo 2009, domenica)
363_ALTRI SEGNIdal lucernaio un’arcobaleno davanti alla porta,
l’improvviso nero di un merlo
che si posa sulla ringhiera,
una mosca si sveglia prigioniera
e ronza fra le tende assolate,
la coperta d’insopportabile peso
che ci ha oppresso nella notte precedente,
ora sventola sulla corda
un sole opposto lampeggia da un vetro lontano,
una finestra almeno socchiusa
o l’intenzione comunque di credere
alla bella giornata.