LA SERA
LA SERA
Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,
io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,
anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,
perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.
(Anna Ducci)
(Genova,23 luglio 2008, mercoledi)
239_ALLARME ZANZARA
una goccia di sangue sul lenzuolo
è segno di battaglia con la zanzara
con la pelle segnata da minuscola ferita
ma il resto del corpo intero,
con un leggero prurito
ma circoscritto alla zona colpita,
mi sveglio incolume da questo conflitto
sostenuto nel sonno,
uno dei tanti, ad ogni ora dovunque in corso
ma con un senso d’impotenza per l’integrità violata,
che un qualunque insetto può entrare in casa
e ferire.
(Genova,23 luglio 2008, mercoledi)
238_BUCATO GLOBALE
una donna con pelle scura, di razza o per troppo sole,
si affaccia vestita di rosa ad una finestra lontana:stende un telo con drago cinese,
una camicia a fiori tropicali,
un paio di jeans,
un completo intimo nero
insegne di continenti appesi ad un filo.
(Genova,15 luglio 2008, martedi)
237_PENURIA O ABBONDANZA
la terra nel vaso è ancora bagnata:
per un attacco notturno di pioggia,
ora incredibile nel pacifico mattino
o una eccedenza di acqua
versata ieri nella pianta
si scrive meglio in privazione o nell’abbondanza ?
sono le avversità che aguzzano l’ingegno
o la vita facile rende più creativi?
in penuria di carta traboccano le giuste parole
o invece avendo pagine da sprecare,
comunque il discorso non migliora?
con profitto si compone a capo chino,
imprecando al tetto di piombo
o più liberi si perdono i giorni nel riflesso delle vetrine?
la sete inappagata può aumentare il desiderio
oppure è il bisogno appena saziato,
ad incalzare verso nuovi obiettivi?
questi dilemmi,
ci possiamo porre con l’innaffiatoio in mano.
(Genova,12 luglio 2008, sabato)
236_IMBARCO PERDUTO
un cielo sereno è come una pagina senza parole,
di carta azzurrina a quest’ora appana velata,
con una piccola nuvola grigia sospesa sul porto:
una fumata da ciminiera di nave in partenza,
un malumore sospeso di chi è rimasto a terra,
una espressioine delusa di chi ha perso l’occasione
al termine del viaggio si poteva raggiungere la fortuna,
un rifugio sicuro dagl’inseguitori ostinati,
una identità che sfugge ogni ricerca,
un’altra vita da cominciare
una smorfia ci accomuna fra passeggeri sul molo,
anche se non era la traversata oceanica
ma il semplice giro del porto in battello.
(Genova, 7 luglio 2008, lunedi)
235_CONSIGLI PER ARIA
stai attento disse l’uomo al gatto sottostante,
mentre un gabbiano volteggia sul giardino:
c’è sempre qualcuno che ti osserva,
con l’occhio voglioso e il becco rapace,
pronto a scendere in picchiata nel piatto
un branco di nuvole in corsa dal mare,
consiglia chi scrive sul balcone:
non valutare di ognuna, misura o forma
ma l’inesausto moto e la direzione obbligata
in cui ci sospinge il tempo, il caso, il determinato senso
che ci spieghiamo col destino o il mercato
a sbuffi di bianco vapore scorrono gli eventi,
la volontà si ritorce in timore,
la migliore causa si converte in tempesta.
(Genova, 5 luglio 2008, sabato)
234_MIGRAZIONI
una coda pelosa è distesa sul verde,
il resto dell’animale
ci nasconde la vista occidentale:
ritti sulle zampe,
tendendo muso e orecchie in altezza,
dei cumuli procedono a sfondo
e vanno a riunirsi col branco
di cui vediamo la schiena grigia incombente
a milioni passano i confini,
una inesauribile migrazione di nuvole ci raggiunge:
un fiocco partito sul deserto,
approda con mille compagni
e ci oscura il cielo
qualcuno si spaventa:
quest’accumulo provocherà un temporale,
ci vuole una rete sempre più fitta
che intercetti e trattenga
le molecole d’acqua in moto per aria,
dei cannoni che sparino sali d’argento
nel mucchio incalzante,
un sistema che riconosca
ogni tipo di fenomeno viaggiante
e ne accerti la precisa identità
uomini, animali:
le nuvole sorvolano il recinto.
(Genova, 4 luglio 2008, venerdi)
233_SIMPOSIO MERIDIANO
avvolti in vaporose tuniche
un consesso di filosofi candidi e barbuti
si è disposto in cerchio sulle colline:
chi medita in piedi ,
chi si corica sul fianco in lente volute
chi si rabbuia velato di grigio
chi risplende all’idea
chi si tormenta e ripiega volgendo le spalle
sugli spalti che sovrastano la città
la teoria si evolve in pennacchio
e condensa in fumose gobbe:
tendo l’orecchio per cogliere in cielo
un arpeggio di lira o un suono di flauto
mentre passa di mano la coppa del vino
agli uomini sulla terra,
è condanna una lancinante sirena
che si dilata e contrae seguendo le curve.
(Genova, 29 giugno 2008, domenica)
232_IMPRONTE
stentavo a riconoscermi, appena sbarcato
da una notte di sonno stentato
ti leggo nell’iride se stai per tradirmi
disse la telecamera all’occhio sotto controllo:
lasciati bagnare d’inchiostro le dita sul tampone
da confrontare con la base dati mondiale,
ripeti il tuo nome a questo microfono
per acquisire l’impronta vocale,
versa una goccia di sangue sulla striscia
che poi si colora secondo i risultati
devi riprovare:
l’analizzatore di tono ha trovato nella risposta
una traccia d’ironia,
le pieghe della bocca, si sono arcuate
in un accenno di sorriso,
per qualche secondo, l’occhio ha brillato
fuori norma sullo schermo,
il sopracciglio per qualche grado
si è inarcato perplesso,
il palmo delle mani, sul lettore d’intenzioni
ha fornito valori contrastanti
secondo il motto sulla porta,
appena avrai superato l’esame,
sarai benvenuto in piena sicurezza.