MISURA e TRASCRIVI

MISURA e TRASCRIVI

gennaio a Genova

gennaio a Genova

Nuvole

Nuvole
foto di Anna Ducci

LA SERA




LA SERA

Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,

io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,

anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,

perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.

(Anna Ducci)


martedì 20 maggio 2008

219_DOVE RIPOSA FIRPO
(Genova, 9 maggio 2008, venerdi)

tutta rannicchiata contro un cipresso,
la tomba di Firpo
si appoggia a un basso muretto,
da cui la vista scavalca i gradini di pitosforo e ulivi:
e quanto se ne vede di azzurro e verde
dalla costa all’orizzonte,
da Punta Chiappa alla città in foschia

come si è ben sistemato per farsi ricordare,
con un marmo grigio come una panchina,
in un angolo appartato su cui riposare all’ombra:
in disparte sotto il ramo di pino,
senza dover girare per case altrui
ad accordare pianoforti
o prendere in cella calci e pugni
negli ultimi giorni di terrore

mentre scendeva dal monte
si è fermato un momento a provare un verso
e ora per sempre qui trascorre da una stagione all’altra,
dove noi ci affanniamo nella presente
e non gli lasciamo accanto
che dei fiori di plastica stinti in un barattolo di latta.

venerdì 9 maggio 2008


218_LE RANE DICONO
(Genova, 8 maggio 2008, giovedi)

in lontananza nel buio le rane:
sono tornate a commento delle notti già tiepide,
a onde di pausa e racconto,
a increspature nel rumore di fondo
che scorre uniforme

da un anno all’altro sul bordo dello stagno,
le nuove rane ci trovano più vecchi
a decifrare invano l’ermetico gracidio:
cosa dicono di noi tra loro
in un palmo d’acqua al riflesso di lampioni,
da una pozza nel cemento all’imbocco del torrente,
poi ridotto in galleria sotto le case

il laghetto è diventato catino,
il gioco, amore fra le canne,
l’acqua torbida a cui tiravo i sassi dalla riva,
un rivolo sottile sul fondo del canale.

domenica 4 maggio 2008

217_RONDINI E DEI
(Genova, 3 maggio 2008, sabato)

sfrecciano al suolo le rondini
in un cielo di altissimi velivoli:
a nuvole si condensa lo scarico dei motori,
tracciando percorsi che svaporano in cirri

con le giacchette nere sfiorando i tetti,
a becco aperto inseguendo le prede:
in un perenne moto di rotte incoerenti,
spezzate da decisioni a sorpresa,
nel clamore dei richiami
portiamo del cibo a casa

viaggiano inconsapevoli gli dei sul carro d’argento,
con un sibilo stratosferico tirano dritto
sui nostri affanni.