MISURA e TRASCRIVI

MISURA e TRASCRIVI

gennaio a Genova

gennaio a Genova

Nuvole

Nuvole
foto di Anna Ducci

LA SERA




LA SERA

Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,

io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,

anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,

perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.

(Anna Ducci)


mercoledì 31 dicembre 2008




(Genova, 29 dicembre 2008, lunedi)
315_LA TENDA AL CONFINE

per tutta la notte un tormentoso cigolio,
un piffero sgraziato con cui senza pausa
il vento s’è impegnato a tenerci in bilico
tra veglia e sonno

fino a questo mattino rannicchiato dal gelo,
sotto un telo grigio a strappi e rammendi,
ben teso da monte fino al bordo
che si sfrangia nell’acqua
e nella foschia tiene gli scafi alla costa

una tenda sospesa senza piantare pali,
che si gonfia e distende secondo il respiro esterno,
un riparo di stracci e cartone senza conforto
come profughi riuniti sotto unico tetto,
in attesa ad un nebbioso confine.

martedì 30 dicembre 2008


(Genova, 28 dicembre 2008, domenica)
314_DAL DIARIO DI FIRPO


i miei libri, i miei gatti,
si angoscia Firpo sotto le bombe:
ma nonostante le rovine,
continua a comprare gli uni
e allevare gli altri per generazioni


è l’amare in piccolo che ti salva:
sfogliare le pagine o carezzare una testa pelosa,
sentire al tatto l’amato corpo,
stringere lo spessore,
ammirare il profilo e il dorso,
il tiepido colore che si apre alle dita,
l’odore di carta inchiostro e colla,
il profumo nascosto tra le pieghe.

(Genova, 23 dicembre 2008, lunedi)
313_CAPPELLI E PIUME


un ciuffo ribelle di pelo bianco sfugge
dal cappello di una collina di fronte,
una piuma spunta di traverso infilata
in una cupola di feltro marrone,
un ornamento di vapore avvolge un altro capo


alle spalle di teste riunite in cerchio,
mi alzo sulle punte per scorgere oltre:
più in alto dei pennacchi,
dietro le larghe tese,
cerco uno spiraglio tra i colbacchi
del plotone schierato nel nostro cortile.

martedì 23 dicembre 2008


(Genova, 22 dicembre 2008, lunedi)
312_PENSIERO IN MOTO

nell’imminenza della notte,
la nuvola con il muso lupesco
trasforma l’aspetto feroce
in pecora lanosa

nel mondo superiore ogni abitante
può mutarsi nel suo contrario:
tendere il collo con la bocca decisa nel morso
o ripiegare in testa ritrosa
che sfugge la carezza

in alta quota una corrente rivela
l’aspetto peggiore di un’apparente bonaria creatura
e tutti per aria si mostrano in perenne mutazione
tra caratteri opposti

opinioni volanti si alternano sulla coerenza terrestre
di un passo dietro l’altro:
per questo il cielo impegnato a pensare,
di continuo cambia
e invece noi ci ostiniamo nell’azione
con poche idee.

sabato 20 dicembre 2008


(Genova, 19 dicembre 2008, venerdi)
311_PUNTA DI SCARPA


un piede calzato di scuro,
una lunga punta di scarpa s’infila da levante
nello spiraglio rosa
e tiene aperto il battente al resto del giorno

è lo spigolo aguzzo del cuneo,
che ci scalza dal presente e spinge fuori quadro,
il calcio che nel contempo esclude qualcuno dal tavolo
e altri fa scivolare per la china,
la gamba tesa che traversa il percorso
su cui eri così ben avviato,
il progetto per cambiare in meglio il mondo
che inciampa nell’imprevisto sasso,
il legno storto che non accetta di raddrizzarsi
per il suo bene,
la nuvola importuna che ci rovina il sereno.


(Genova, 18 dicembre 2008, giovedi)
310_FUTURO FUMOSO


nel quadretto del mattino,
il fumo di una fabbrica si allunga in nuvola di vapore
in fondo alla pianura

un terreno vuoto e viola, privo di alberi e opere d’uomo,
una distesa di onde appena increspata,
ci separa
senza visibili strade o binari di raccordo,
senza nessuna costruzione interposta:
un campo incolto di erba alta e dura,
in cui senza poterlo evitare siamo avviati
ad un fumoso futuro.


(Genova, 16 dicembre 2008, mercoledi)
309_PERLA IN CONCHIGLIA


nuvola bianca, perla in guscio nero,
appare dentro la conchiglia sospesa
sull’acqua torbida


tra palazzi fradici scorre la scalinata,
tra due argini riemersi dalla piena,
con rami e verdure impigliati nelle ringhiere:
come risalire un torrente appena trascorso
è andare incontro al passato,
salire con fatica i gradini,
a ritroso verso l’epoca da cui siamo scesi

la memoria è un impasto compresso
di carta e foglie, di pagine scritte a mano
e ritagli di giornale,
sull’orlo del tombino dove il resto è stato inghiottito:
si vorrebbe tenere pulito lo scarico,
per evitare l’ingorgo di troppi ricordi incagliati,
per favorire il deflusso del presente giù per il tubo
e proseguire per la strada ripulita.


(Genova, 16 dicembre 2008, martedi)
308_CAPPOTTO


verso mare è come guardare in fondo alla tasca
di un cappotto grigio,
con delle briciole impigliate nella cucitura
di acqua e cielo

poi l’occhio risale
lungo il dorso foderato di tessuto peloso,
all’insieme della confezione
di questo capo disteso con taglia fuori misura,
che non vediamo l’ora di toglierci di dosso.

domenica 14 dicembre 2008


(Genova, 14 dicembre 2008, domenica)
307_SIGNORA IN FUGA


non accettano di spegnersi certi lampioni
malgrado il mattino inoltrato:
boe gialle ancorate lungo la strada,
ci tengono a galla nella nebbia in salita,
dentro la nuvola che ci striscia sopra e inzuppa

poi tuoni e grandine
ci costringono a capo chino in punizione di ghiaccio
e quando possiamo rialzare la testa pentiti,
il mantello nero è scivolato alle spalle

in fuga dal mare mi correte incontro signora,
dalla gonna rialzata nel cammino
un bordo di pizzo ci sfiora,
frusciando di pioggia ad ogni gradino che sale

al riparo incerto di un portone socchiuso,
in piedi accanto, guardiamo passare
scirocco nel ricordo inseguitore,
tramontana che gli anni ci spinge contro.


(Genova, 13 dicembre 2008, sabato)
306_DECLINO IN ROSSO


da mare a monte sventola una sciarpa di colori,
da un punto fuori campo
è tenuta distesa la bandiera,
col dorso di piombo e la pancia di corallo


lontanissima vediamo
una riva opposta di palazzi schierati,
forse una riviera di case bianche e palme,
una promenade che un tempo abbiamo percorso
e da cui ci separa la stessa distanza
dell’estate da questo giorno

dal nostro rifugio,
scendiamo a cercare conforto
girando fra gli striscioni riuniti nella piazza:
il richiamo delle bandiere attira
viaggiatori che si sono conosciuti in lontane stagioni,
esploratori che a quel tempo
avevano litigato sulle rotte da tentare,
scampati a progetti colati a picco,
speronati più volte ma senza troppi segni di collisione

intanto con il progresso delle ore,
un incendio al nostro levante si consuma:
ogni generazione invecchia in lento inganno
di trovarsi uguali all’occhio dei coetanei,
una fiamma smorzata arroventa il carbone
in un lungo presente comune,
un graduale declino in rosso
trattiene finchè può la notte.


(Genova, 11 dicembre 2008, giovedi)
305_RECENSIONE


una vaga forma di sottomarino che trapassa in cetaceo
e poi si frantuma in minor volume di tozze creature,
appare sulla scena
prima che il sipario si chiuda di panno pesante


un bordo nero segna la vasca,
dove ieri pioggia e neve
fino all’orlo si sono rovesciate,
un binario taglia la vista sul mare:
sotto, un convoglio appeso
di nuvole bianche che si tengono per la coda,
sopra, monti e colline
distese ovunque in variazioni di grigio

il mattone delle case trattiene
la memoria del sole che un lontano giorno
le ha colorate:
il protagonista ricorda un tiepido mattino in lotta,
senza speranza contro il gelido presente,
dice la recensione.

giovedì 4 dicembre 2008


(Genova, 4 dicembre 2008, giovedi)
304_DELITTO


da una ferita che non vedo,
uno schizzo di sangue raggiunge
le case di fronte,
ma quando lo sguardo ritorna,
non c’è più segno di strappi
nella schiena imbottita

chi a quest’ora può aver già commesso un delitto,
pulito il coltello, lavato le mani,
avvolto in una coperta la vittima,
stesa davanti a noi?

odiare tanto questo mattino,
da uscire armato di notte
e farsi esplodere al passaggio
oppure tenerci dall’alba sotto tiro,
con la minaccia di non vedere un sereno mezzogiorno

intanto sull’altro versante,
si accresce un muro e avvolge il ponente

stretti da crimini opposti,
alziamo gli occhi al cielo:
dove andremo a finire,
si chiedono a debita distanza le nuvole passando

mercoledì 3 dicembre 2008


(Genova, 2 dicembre 2008, martedi)
303_LA DOMANDA

ben ci rappresenta la nuvola interrogativa
apparsa di primo mattino sul mare:
di materia meno densa e più scura
della retrostante lavagna sospesa,
mentre ancora tentiamo di capire la domanda,
si trasforma da punto a segno esclamativo

sfogliando le pagine col passare dei giorni,
dopo tutte quelle risposte che davamo per certe,
troviamo sempre più spesso
una barra che cancella qualche parola
e più avanti frasi per intero,
e alla fine una croce nel mezzo che chiude il quaderno

ma ora che rialziamo lo sguardo,
la carta è senza punteggiatura,
con gli angoli arricciati
come in un vecchio libro usato cosparso di macchie
e dove un segno nero di matita
sottolinea il bordo mare cielo.

lunedì 1 dicembre 2008


(Genova, 1 dicembre 2008, lunedi)
302_NEL CASSETTO


come in un cassetto semiaperto
s’intravede da lontano il contenuto:
da un sottile spiraglio di azzurro
spuntano due nuvole bianche,
due angoli di tovaglioli piegati
dentro un mobile scuro


qualcuno lo può interpretare
come annuncio di futuro benigno
in un presente severo,
o una occasione propizia per cambiare,
che in fretta si sta richiudendo:
una promessa, un avvertimento,
in che direzione la giornata potrebbe proseguire

mentre ne discutiamo,
il vento stringe ogni apertura
e nasconde a tutti l’argomento:
senza il conforto di un segno celeste,
torniamo così ai nostri calcoli e sensazioni,
su tastiere, pagine e lavagne.


(Genova, 30 novembre 2008, domenica)
301_LA CARICA


una tenda di pioggia avanza
dal mare aperto a ponente:
prima velava un lontano profilo di case, di torri e grù,
ora c’investe e scroscia sulla finestra
poi ci scavalca con rullo di tamburi


un’altra ondata si prepara alla carica,
sotto uno stendardo sfrangiato dai colpi di vento
e a giusta distanza di tiro
ci scarica addosso la sua fucileria

panorama di battaglia, dalle feritoie della fortezza:
si è visto di peggio,
dice il comando all’ultimo difensore.