MISURA e TRASCRIVI

MISURA e TRASCRIVI

gennaio a Genova

gennaio a Genova

Nuvole

Nuvole
foto di Anna Ducci

LA SERA




LA SERA

Chiudi tu la persiana
su quest’altro giorno che passa,

io mi aggrapperò ancora
all’ultima luce vegliata,

anche alla più lontana,
come quella che tra poco
cadrà dall’orizzonte,

perché voglio ancora credere
che di questo giorno
ne ho ancora tanto da vivere.

(Anna Ducci)


lunedì 31 dicembre 2007

Sulla salita


39_MISURE
(Genova, 31 dicembre 2007, lunedi)

pulizie di fine anno
è l’avviso che il vento sbandiera
mentre lustra soffiando un serenissimo ultimo giorno:
l’aria fredda ha spolverato qualunque visibile oggetto
e così termina in cielo la pagina finale del calendario

la signora che in terra pulisce le scale,
mi saluta e augura in spagnolo un anno buono,
quando esco tra la folla impaziente
di consumare al meglio la scadenza

è la città che ha bisogno di calcolare a suo scopo il tempo
e per un comune utile fine ci costringe ad un compito e un orario:
chiuso il reparto per una serata di festa,
con il bicchiere in mano ci troveremo più anziani ancora,
nella solita risacca di bottiglie lattine cartacce e petardi sventrati

dovremmo passare questa notte sdraiati a terra,
con gli occhi al cielo e lontani dal clamore sulla piazza,
per capire come il passaggio di un altro anno
sia solo un breve istante senz’alcuna misura sul quadrante
per la nuvola che ignara ci sorvola.


domenica 30 dicembre 2007

38_SPECCHIO E RISCOSSA
(Genova, 30dicembre 2007, domenica)

oggi le nuvole su di noi
si sono sdraiate in uno strato piumoso,
una morbida pancia che ci cova in un grigio nido
da cui spuntiamo appena con la testa:
più freddo che in apparenza scopriamo l’esterno,
dove un’aria scontrosa
separa in fiocchi la trapunta distesa

di ogni oggetto che vediamo intorno,
ricordiamo il migliore passato:a questo bosco di anonime sterpaglie
l’entusiasmo di mettere foglie,
agli alberi famosi l’orgoglio della chioma,
all’erba stinta la gioventù fiorita,
agli orti rassegnati la prossima riscossa

alla incerta linea retta su cui procediamo,
la natura replica col cerchio
e al termine di un altro giro,
dallo specchio non ci attende primavera.

orodilimoni


sabato 29 dicembre 2007

37_NOTIZIE DI NATALE (2) ovvero MAGI CORRIERI
(Genova, 29 dicembre 2007, sabato)

pubblicato su MeteoDiario

come ogni anno un vicino diligente
ha costruito il presepe nell’atrio del palazzo:
da oriente ogni giorno viene spinto più vicino
il corteo con i regali omaggi

anche nel nostro villaggio di sughero e cartone,
dei fattorini d’esotico aspetto assunti per l’occasione,
si aggirano scrutando il numero dei portoni,
chiedono informazioni
mostrando foglietti con indirizzi incompleti,
confondono strade con piazze,
santi per eroi, popoli e nazioni
e con accento sbagliato chiamano vie,
che diventano ignote agli stessi abitanti

esploratori inviati con mappe imprecise
in una città straniera,
apprendisti re magi senza cometa
sul furgone dei doni.
36_ASSENZA BENEFICA
(Genova, 29 dicembre 2007, sabato)

questa mattina godiamo dei benefici effetti del vento
ma in assenza di lui:
solo una brezza leggera saltella giù dai monti,
rallenta per ammirare
e riprende a dispiegare appena la bandiera

un moderato soffio
che non ci prende da dietro per il collo
e di fronte ci lascia con occhi aperti,
un solerte custode che tiene limpido il panorama,
dalla punta fino al capo
e la corona che sospesa sulla costa
brilla in diamanti e neve

mi appoggio alla ringhiera
e contemplo sotto di me i campi di battaglia:
il vento che per giorni ci ha combattuto
e nella notte a nostro sollievo si è ritirato,
lascia nei giardini sacchetti ai rami, cartacce nei cespugli,
le lacerate insegne della nostra fuga disordinata,
carichi di viveri sgargianti nella sbiadita stagione.

sui rami_1


venerdì 28 dicembre 2007

35_MONETE
(Genova, 28 dicembre 2007, venerdi)

anche oggi il soffio al bordo della porta
ci fa capire fuori chi comanda:
un piffero solista riprende smorzato
il motivo eseguito in esterno
dal concerto di fiati incessanti

nel progredire della luce, un ventaglio instancabile
ha sollevato le polveri più preziose:
dall’ametista al corallo, dal rubino all’oro,
che nel momento presente ci avvolge

come lui in più giardini splendono i limoni,
già vi accenna in punta la mimosa
e in altra lega, un tesoro di arance pende

per quando gira il vento e torna
il fratello cattivo dell’inverno,
ci teniamo queste monete in tasca
da far girare fra le dita e sperare.

giovedì 27 dicembre 2007

34_DINTORNI DI NATALE
(Genova, 27 dicembre 2007, giovedi)

oggi il vento raggiunge lo scopo che ieri ha fallito:
mostrarci limpida una luna già consumata
che sbiadisce nell’azzurro sempre più denso

una nuvola lunga e sottile trattiene in basso
una foschia porpora e cenere,
un brivido increspa ad ogni folata l’acqua tra i moli,
uno scafo imponente manovra
e più lontani altri sfumano in attesa

poi quando vento e sole
hanno stabilito un accordo per la giornata,
ho esplorato i dintorni di natale:
involucri dorati a palla, scatole di doni violate, cartocci lacerati
traboccano dai bidoni e sono sparsi attorno

gusci della festa divorata,
che a forza il vento infila nei giardini sottostanti
e con orgoglio appende ai rami come trofei
della battaglia anche quest’anno sostenuta.

dintorni di natale




mercoledì 26 dicembre 2007

33_VENTO INCAPACE
(Genova, 26 dicembre 2007, mercoledi)

sento uno spiffero al buio soffiare sotto la porta:
un sospetto che trova conferma,
quando l’ora mi convince ad uscire all’aperto

cogliendoci nel sonno
un vento notturno si è stabilito alle spalle
e ci sibila contro, secondo il compito assegnato
di tenerci per questo giorno in stato di foschia,
di confusa opinione, di nebbiosa certezza

ci copre un tetto
di sconnesse piastrelle d’ineguale spessore
che dalle fessure lascia intuire
l’azzurro di fondo

un vento incapace di fare chiarezza,
un movimento d’aria che c’imita bene,
maldestro infittisce il vapore sul catino,
dove il traghetto schiumando retrocede in banchina.

martedì 25 dicembre 2007

32_ECONOMIA LUNARE
(Genova, 25 dicembre 2007, martedi)

da quanto tempo non vedevo
una luna così tonda e completa,
come questa che ora sbianca
e sparisce dietro la collina

un cordone di nuvole intanto si assottiglia
e mostra il suo intreccio di grigio,
mentre perde spessore tirato ai due capi

tramonta l’argento, cresce l’oro:
una moneta notturna è soppiantata da nuovo metallo,
una tendenza vincente ci trascina nel giorno
e se qualche nuvola rimane,
ci convince con la promessa di un mezzogiorno migliore,
riserva i timori e gli affanni di chi scontenta,
alla notte che abbiamo lasciato

del resto la scienza dimostra che la luce
è in crescita costante
e arriva dovunque con benefico influsso
sull’animo umano

il mio orologio in cucina
da qualche tempo rallenta, s’inceppa e poi riparte:
non conosco l’esatto minuto in cui viviamo,
ma pure se l’ora si misura in decenni,
il giorno non dura che dall’alba al tramonto.

lunedì 24 dicembre 2007

tramonto


31_NOTIZIE DI NATALE (1)
(Genova, 24 dicembre 2007, lunedi)

pubblicato su MeteoDiario

dalle nuvole basse si staccano briciole
che veleggiano controvento,
da un minaccioso nido scendono i gabbiani

all’avanzare del giorno
il tetto di metallo si scolora in un grigio meno denso,
s’intravede il lume che vi sta sopra,
come in una vecchia opaca plafoniera,
che a malapena rischiara i segni evidenti
delle malefatte di ieri:
per indagare meglio uscirò

in un iperincubo prenatalizio mi aggiro nel supermercato,
tra cataste in bilico di panettoni
e ingorgo di carrelli cestini e bancali,
spingendo il nostro fardello verso la cassa

un babbo natale balcanico
suona la fisarmonica all’ingresso:
è lo stesso rumeno che saluta i passanti nei giorni feriali,
ora vestito con mantellina rossa e berretto in tema

complice suo malgrado della menzogna che ci accomuna:
sia il sole invitto a cui nel perenne giro torniamo
in questo punto dell’anno,
o una nascita in un territorio occupato,
o l’albero padre che sorregge il mondo,
l’insegna di una bevanda gasata,
una scadenza di consegne per i mercanti cinesi,
una occasione per riavviare i consumi

ma l’ometto non si confonde al cumulo dei simboli:
dal tango alla mazurka ci accompagna,
come lui semiclandestini,
in un mondo che ci diventa straniero intorno,
in cui le tradizioni si ammucchiano sugli scaffali,
ognuno ne coglie l’offerta che più gli conviene
e di contrastanti sapori a tavola c’ingozziamo
nel torpore di un vino cattivo.

30_ALLA PORTA
(Genova, 24 dicembre 2007, lunedi)

(nella serata tempestosa rientrando a casa,
dopo aver deposto in strada il sacchetto,
scorgo il mio doppio,
riflesso nello specchio dell’ ingresso)

bentornato a casa, al letto caldo, al bicchiere pieno,
disse la moglie al proprio consorte
che rientrava dal viaggio

sono uscita alzando il lume a vedere chi bussava,
inseguito dai tre nemici sul cammino dell’uomo,
la notte, la pioggia, il vento

chi è il signore con voi alla porta,
che non si toglie il cappello
non abbassa il bavero
non posa il bastone
si rifiuta di entrare
al luminoso calore della stanza ?

vi sosta vicino ma come a distanza
conduce il vostro cuore alla catena,
vi accompagna ma come al guinzaglio
trattiene il vostro desiderio
di concludere il giorno in pace

non accetta il denaro che ancora gli offrite,
per tutto il percorso ha respinto
col silenzio le vostre lusinghe,
alle promesse ormai sapete che vi deride,
vi guarda dritto finchè non vi cade la voce

è il ragazzo cresciuto che vi ha seguito,
che nonostante il tempo trascorso ha ritrovato
la strada e la casa,
nel libro che taciturno ha letto e riletto
e imparato da solo a scrivere

lo hanno portato a vivere in questa città,
perchè aveva un porto e si poteva nel caso
ripartire per sempre:
ogni anno ha cambiato casa e quartiere,
ha dormito in stanze imprestate tra stagioni diverse,
è stato un passeggero in transito
che si ferma a vivere nella stazione

questa è la storia che racconta la lettera che avete in mano,
la ragione per cui stasera mi trovate alla vostra porta,
il messaggio che avevo allora iniziato
e termino di scrivere in vostra presenza.

domenica 23 dicembre 2007

Limoni a nord-est


29_ORRIBILE TEMPO
(Genova, 23 dicembre 2007, domenica)


"orribile tempo" annuncia mia moglie,
che per prima ha socchiuso le persiane e sfogliato il giornale


sento gli scrosci al lucernaio delle scale,
contro i vetri spietato un spesso tratteggio confonde il paesaggio:
un getto di vapore a raffiche
inzuppa i fianchi e la schiena delle case contrarie,
acqua con acqua s’incontra
su scafo nero e nome bianco
della nave che malgrado il clima e la data
anche oggi lavora

tutto appare di ferro antico e senza vernice
lucido e brunito
come una lama corrosa o l’utile attrezzo
a luce indiretta esposti nelle teche al museo

con lo stesso nome,
il flusso che fuori ci bagna e dentro ci scorre,
dilava il colore al presente, in ruggine svela il ricordo

il visitatore che ci vede distesi commenta,
che orribile tempo per epoca e stagione
hanno vissuto.

sabato 22 dicembre 2007

28_ITALIA ‘61
(Genova, 22 dicembre 2007, sabato)

dopo l’esultanza di un precedente sereno
oggi un cielo imbottito ci opprime:
girata la copertina a colori,
scrivo il mio diario sulla pagina grigia
del primo giorno d’inverno

a quell’epoca mia madre lavorava in un albergo di Torino:
era l’anno del primo centenario della nazione,
una grande mostra lo celebrava,
ospite per un giono a visitarla

come in una copertina di Urania,
c’era la monorotaia con i piloni nel laghetto
e gli audaci padiglioni in vetro e cemento:
era l’inizio meno ingenuo ma tuttavia fiducioso
di un decennio terminato poi nel sospetto,
era la fiera delle promesse poi deluse,
l’esposizione del progresso più avanzato
poi deriso e rinnegato,
del moderno come l’intendevano i padri
e invece rivelato ai discendenti nel terrore,
come un abbondanza annunciata
che scontiamo nella penuria incombente

dopo vent’anni ho rivisto
i piloni senza più rotaia nel laghetto disseccato,
le ardite vele a vetri infranti:
rovine di un futuro non avverato,
per conto proprio deragliato da un percorso previsto

da quel soggiorno provvisorio in una casa imprestata,
in una città riscaldata e annerita dal carbone,
di cui scoprivo l’odore diverso e la polvere
sui teli di plastica a rivestire i ballatoi nei cortili
oltre i portoni oscuri,
mi resta il ricordo di una notte passata a leggere
sotto le coperte di nascosto un libro proibito,
preso dal mobile che aperto era un letto
e chiuso uno scaffale

forse la lezione ci è servita:
non immaginiamo più il domani come la proiezione
del nostro lato migliore,
la paura che si avveri ci trattiene o magari il sospetto
che per speranza mancante,
questo sia il solo concesso.

venerdì 21 dicembre 2007

giardino a sud-ovest


27_INGANNO DI VISTA
(Genova, 21 dicembre 2007, venerdi)

in assenza di vento sull’orizzonte sosta
un anello di rosa che poi si tramuta
in nobile metallo su altro, liquido steso:
una linea separa il mare dal cielo
o invece li ricuce come due stoffe preziose

ripenso alla vista da una delle nostre aspre montagne,
ben più severe nell’aspetto dei mille metri effettivi,
in una breve escursione alle spalle dell’abitato:
agli occhi increduli nel lucido panorama,
dall’arco della costa incluso tra i capi più lontani
allo sfumato biancore delle Alpi a dorsale,
una malefica nube era stesa sulla città,
un vapore di zolfo emesso
dalle infernali occupazioni dei suoi abitanti,
la nociva conferma della nostra caduta

la tenue corona dorata e sospesa di cui ci vantiamo
è dunque il bordo della nebbia giallastra
in cui siamo in terra reclusi

dipende dalla quota dell’osservatore,
se una bellezza valutata con grezza misura si rivela menzogna,
se definisce limpido paradiso,
la palude maligna in cui è sommerso:
ci svegliamo nel migliore dei mondi
e crescendo, lo scopriamo soffocante inganno.

giovedì 20 dicembre 2007

26_IN PACE
(Genova, 20 dicembre 2007, giovedi)

pubblicato su Meteo Diario

finalmente il vento ci ha lasciato:
durante la notte ha finito di scendere a valle,
imbarcarsi e salpare con trombe e bandiere
in direzione diversa e non precisata

ora il fumo sale dritto e lento dal camino,
gli alberi riposano dopo la fatica per giorni
a piegarsi e rialzare,
la stoffa pende senza mostrare colore,
i panni con braccia e gambe composti
dopo l’invasione irruente,
in tiepida immobile limpida pace

con la testa ancora leggera
per l’esperienza dell’aria in movimento,
riprendiamo le nostre pesanti occupazioni:
rimuovere dagli angoli le piramidi di foglie,
riportare al balcone le piante più delicate,
riparlare a bocca aperta senza sentirci strappare
le frasi a labbra serrate,
esibire il ricciolo secondo la piega voluta,
godere un placato sereno, in una invariabile stagione
senza pagare il prezzo di un soffio sfrenato

non sentire più all’orecchio il sibilo incessante,
le porte sbattute nella fastidiosa corrente,
i colpi ritmati le grida il cigolio i lamenti:
dopo tutto quel clamore, scompiglio e innovazione
insomma, dimenticare.


mercoledì 19 dicembre 2007

giardino a nord-ovest


25_FANTASMI DA VENTO
(Genova, 19 dicembre 2007, mercoledi)

pubblicato su Meteo Diario

mi ha svegliato il tonfo di un vaso abbattuto:
per tutta la notte un incessante respiro
si è affannato intorno al rifugio,
per trascinarci dalle mura oltre la diga
e disperdere poi in mare aperto

con inespresso timore assistiamo a questo sforzo,
che da giorni ci soffia contro,
ci ostacola il cammino o spinge
forzando le nostre contrarie intenzioni:
perchè se la prende così tanto con noi,
che senza il riparo della riviera
o il paravento dei vicoli,
ci siamo azzardati ad abitare più in alto?

che fatica vivere insieme ad un vento,
che rimpiange le vele
il pennacchio dai fumaioli
le colline deserte dove passare la ruvida carezza
e senza lo spigolo di case contro cui sibilare

che pazienza sopportare il suo inutile inesauribile motore,
come un fastidioso accidente,
un anziano ostinato parente,
una volta misurato con aggettivi
e non da numerico strumento

ho letto che
in questi giorni di gelo è stata più volte rivista,
la vecchina che nei vicoli cerca in affanno
la propria casa ormai demolita

questo vento ci scompiglia chioma e memoria:
ho il presagio di svegliarmi non a letto
ma in una ripida vigna, in un orto scosceso,
in vista di un piccolo porto affollato di velieri

come uno straniero,
trovato in giardino che comprende la lingua
ma la parla a stento,
si guarda intorno, stupito dello spazio non edificato,
e le ville, il silenzio, la città ristretta dalle mura,
il filo di fumo del treno
che ci collega da poco alla capitale oltremontana
di questo regno modesto.



martedì 18 dicembre 2007

24_ASTROLIMONI
(Genova, 18 dicembre 2007, martedi)

il freddo intenso prolunga il rifugio sotto le coperte
e ritarda l’osservazione del cielo:
malgrado il vento che tutto percuote,
una nuvola spruzzata e sospesa appanna la vista,
un filtro di tenue grigio tra noi e il sole,
un sintomo quasi certo di neve ai confini

l’acqua nel porto specchio in frantumi
sparpaglia il riflesso,
per le raffiche s’increspa e ribolle,
la tramontana come aquiloni
tiene i gabbiani per il becco ad un filo sospesi

a questo punto di stagione,
nella curva più lontana del giro annuale,
sorgono piccoli soli ai desolati pianeti,
si accendono i limoni nei circostanti giardini,
un astro senza calore
almeno brilla sui rami ai nostri vetri distanti.

lunedì 17 dicembre 2007

giardino a nord-est



23_POTERE ASSOLUTO
(Genova, 17 dicembre 2007, lunedi)

contro il vento spingo a fatica dall’interno le persiane
con la schiena ancora tiepida di letto
e il naso che già si espone al gelo

il vento a forza strappa il fumo dai camini,
scuote indifesi gli alberi ridotti a fili di ferro,
avvolge più stretti alle corde i panni prigionieri,
sulla strada incurva chi spinge, leva il respiro a chi si oppone

a che prezzo ci svegliamo nel sereno,
quanto ci costa questa limpida giornata,
chi ha pagato
per goderci il privilegio di chiudere la finestra,
di non dover avanzare nel gelo
e poter retrocedere in un caldo interno.

domenica 16 dicembre 2007

22_SGRADITO SCIROPPO
(Genova, 16 dicembre 2007, domenica)

un vento gelato ha lavorato tutta la notte
per pulire a fondo il panorama in cui ci svegliamo:
sui rami del tutto sfrondati,
un telo bianco di plastica o stoffa impigliato
è segno di resa dello sforzo invano compiuto

infatti il cielo al contrario non è limpido:
un fondo di bottiglia segna il bordo sul mare
e sopra galleggia una poltiglia di nuvole,
un torbido intruglio a base di cenere e altro incerto colore

uno sgradito sciroppo
che secondo prescrizione ci dovremo sorbire per il resto del giorno,
un rimedio a fatica ingoiato
nella speranza di una serena guarigione:
già con il cucchiaio in mano,
ci presentiamo al controllo dei gabbiani
in cerchio radenti alle finestre.

alloro e ciliegio


Genova, venerdi 14 dicembre 2007

sabato 15 dicembre 2007

21_VISTA DA GABBIANO
(Genova, 15 dicembre 2007, sabato)

se dovessi giudicare il mondo
mentre volteggio nella nebbia di perla celestina
che spinta dal mare puzza di ferro e di nave,
sopra questi tetti di ardesia e lamiera,
ciuffi di sterpi e di antenne,
invece che parole emetterei lo stesso
sgradevole verso

se non dovessi per obbligo guardare in basso,
tenendo a distanza i miei simili
nello scrutare il terreno in cerca di preda,
potrei vedere che più in alto
le nubi si sono stancate di rimanere distese
e si levano a mucchio disposte ad un giorno di sole:
uno spiraglio di sereno mi consola,
nel breve tragitto da passero che compio
sotto lo sguardo sprezzante del gabbiano.

venerdì 14 dicembre 2007

20_LAMPADA FREDDA
(Genova, 14 dicembre 2007, venerdi)
pubblicato su Meteo Diario

uno scafo verde carico di blù e marrone
sotto le grù a luce arancione
contro uno sfondo di livido grigio
e una striscia di vivido rosa per intero distesa,
sopporta il peso di nuvole a pieghe
che ricadono sull’orizzonte:
il ricordo di ieri risplende compresso in mancanza di sole

sotto la pressione degli anni reagisce la memoria nell’ampolla,
una sostanza in perenne mutazione,
un gas inerte che riposa e poi si accende,
un casuale incontro, un oggetto riapparso,
una foto che si rivede, una frase riletta,
la stessa luce di quel certo giorno,
un atomo in dettaglio nel visore apparso
e non il fenomeno per intero:
in apparenza con gli occhi si vede intorno chi amiamo,
la vista vera è un riflesso di loro che la memoria proietta

una fonte di luce che non riscalda e non persiste,
una lampada fredda che togliendo il contatto vibra e saetta
e nel buio del ripostiglio, rivedi a scintille
il contorno degli oggetti sullo scaffale

ma la situazione in esterno rischiara,
il coperchio si solleva e rivela
una comune giornata nuvolosa,
che al suo contrario si avvicenda nella stagione in corso.

giovedì 13 dicembre 2007


Genova, martedi 11 dicembre 2007


19_INCENDIO
(Genova, 13 dicembre 2007, giovedi)

una cintura traversa l’aria tra l’acqua e la terra,
una riga tirata che delimita il chiaro,
il sereno diffuso, dal cumulo intenso verso monte,
una sbarra calata contro levante
che si frantuma sotto la spinta

il traghetto che naviga tutta la notte
a ritroso si ormeggia,
un camion dei pompieri a vuoto chiamato,
rientra sconfitto:
trabocca l’incendio alle mie spalle
e dilaga in vittoria sulla collina di fronte,
la cenere si disperde al divampare del rosa,
i tetti già in fiamme e la base nell’ombra

così finisce bruciato,
il dominio che ci ha tenuto all’oscuro per ore.


mercoledì 12 dicembre 2007

18_SERENO CRIMINALE
(Genova, 12 dicembre 2007, mercoledi)

mi sveglio agli ultimi rintocchi che suonano le otto:
troppo tardi per vedere com’è finita la notte,
in che stanza è ora rinchiusa da questo splendore

se sotto la tovaglia di velluto,
che pende appena increspata, dal bordo fino a terra
o dietro la tenda ben tesa,
ad ogni minuto più intrisa di azzurro,
se oltre la parete di fronte, dipinta a facciate di case,
che ad un occhio più attento,
appare nel sole come da poco rifatta

qualcuno ha lasciato al suo posto gli oggetti,
ma senza velo di polvere,
oppure gli ha spostati nel buio, ma senza traccia d’impronte:
di certo un crimine ha commesso,
ma noi complici ammaliati di questa giornata,
non parleremo che dei suoi meriti.

Genova, venerdi 7 dicembre 2007.

martedì 11 dicembre 2007

17_URGENTE SOCCORSO
(Genova, 11 dicembre 2007, martedi)

pubblicato su Meteo Diario

una lancinante sirena mi ha risvegliato:
una emergenza mattutina mi costringe
a spalancare gli occhi
su questo limpidissimo cielo,
una richiesta di veloce intervento,
per chi esce dal buio e rimane abbagliato

come al dovere di prestare soccorso,
ci obbliga la vista
questa regina che su noi devoti sfila,
lo strascico adorno di piume,
intessuto di oro e turchese

qualcuno aprendo le persiane,
si è sporto troppo, cercando di scorgere
dove ne inizia il bordo
oppure facendo uscire una mosca impaziente,
con lei è volato incontro al panorama
e altrove incauti passanti, alzando lo sguardo
si sono feriti per il resto del giorno

dai troppi incidenti allarmato, il prefetto ci avverte:
se oggi tutti guardano in aria,
chi si accorge domani dove andremo a finire?
16_PRIMA VISIONE
(Genova, 10 dicembre 2007, lunedi)

nel tepore della cuccetta rivolto alla parete,
sento le chiavi del secondino scorrere
a integrità delle sbarre,
lo scafo del sottomarino
che geme alla pressione braccato sul fondo

sono invece i termosifoni che riprendono calore,
nella penombra della stanza come in sala allo schermo,
è tempo di alzarsi e vedere all’aperto il finale

riemerso o scarcerato, apro il portello e guardo:
un colletto di soffice grigio ricade sul mare
e sopra si stende il mantello
come gettato sul letto dalla notte appena rientrata
e sotto s’intravede una sciarpa
di tiepido rosa tra il pelo azzurrino

l’aria di mare riporta in terra i gabbiani:
come a diluvio concluso, uno di loro si posa
sul bordo dell’arca,
senza rametto nel becco e annuncio di pace,
questa colomba ci meritiamo.

lunedì 10 dicembre 2007

15_ASSEDIO D’INVERNO
(Genova, 9 dicembre 2007, domenica)

il sole vittorioso che ieri abbiamo acclamato,
oggi ci ha lasciato in ostaggio alle armate nemiche

dal mare avanza in ondate una flotta imponente,
che issa ammaina gonfia riduce la velatura
in perenne manovra:
da un vascello più grande si stacca e veleggia
un naviglio minore,
delle barchette più in alto, si fondono in unico scafo
che veloce risale sfilaccia sparisce,
un fronte compatto intanto si schiera,
si mette alla fonda davanti alla costa
in linea di tiro,
infine si solleva e dalla chiglia che ci sorvola
fradicia cola una pioggia minuta
e un vapore d’acqua si dilata
sullo specchio brunito da cui ha salpato

una domenica di pigro risveglio
trattiene in casa i propri rumori,
il bucato che ieri abbiamo steso fiduciosi
ora pende afflosciato ai piedi dei vincitori,
prigionieri vestiti legati tra loro alle corde:
come potremo liberarci da questo grigio invasore,
esporre di nuovo le nostre bandiere,
credere pur senza spiragli,
sperare malgrado le avverse previsioni,
si domandano gli abitanti assediati
di una città sul mare d’inverno.
14. BATTAGLIA D’INVERNO
(Genova, 8 dicembre 2007, sabato)

pubblicato su MeteoDiario

nella notte le sorti si sono decise:
l’impero di nuvole che c’impiombava
di pioggia e scirocco,
è stato travolto dalla tramontana irruente

già nel buio si sentiva,
il fruscio il sibilo l’impeto delle folate
e lo schiocco delle bandiere,
in corsa giù dalla collina

tutti si sono piegati al ventoso volere:
vedo le canne danzanti nella gola sotto il balcone,
il boschetto arruffato sul dorso di fronte

una nebbiolina rosa si trattiene sul porto
e oltre il molo, l’orizzonte ci sfuma all’interno:
un fumo di cannoni che non si disperde,
un incendio notturno ancora non domato,
in una mattina di libero azzurro

mentre noi dormivamo ben chiusi,
nel sonno appena sfiorati,
attorno le correnti si sono invertite:
potersi rialzare e senza fatiche
trovare il compito già eseguito,
un regime abbattuto senza vittime, rimorsi e vendette,
sotto il sole d’inverno radente
che non c’impone il suo dominio

questo ha lasciato scritto per aria la notte:
tutto può cambiare.
13. GIARDINI COLLATERALI
(Genova, 7 dicembre 2007, venerdi)

nel giardino del mio vicino di sinistra,
inteso come lato,
una fila di vasche da bagno
s’impiuma di un boschetto di papiri:
dei vagoncini sul binario all’uscita della miniera,
in un giacimento esaurito
che ingombra di scorie l’ingresso,
un arredo da stabilimento termale all’aperto

il tavolo di cucina scampato sotto la vigna,
le reti da letto come confine,
questi orti da città sembrano stanze interne
esposte allo sguardo,
funzioni private senza coperchio

in quello di destra, invece,
dal punto di vista del mio balcone,
l’erba è sempre più verde:
un rettangolo sintetico di verdura splendente
si circonda a dispetto
con un edera ormai rugginosa,
come un tappeto inopportuno nella stagione
priva di vita.
12. ALLA BANCHINA
(Genova, 7 dicembre 2007, venerdi)

pubblicato su MeteoDiario

alla fine la coperta si è distesa per intero
e ci ricopre di un grigio spessore:
una bandierina avversaria sul tetto di fronte,
segnala vittoria sul campo
per il vento di mare

la nave di ieri è ripartita:
la banchina dove ormeggiava
è un vuoto piazzale senza più scopo,
una strada deserta con inutili lampioni accesi
che porta diritta ad un ponte
ma quello nella notte è sparito
e ci lascia sul ciglio dell’acqua che scorre

una solida amicizia trascinata via dalla corrente,
una persona che sempre ci aspettava,
salutata di sera, al mattino senza poterci avvisare
invece partita,
un biglietto già pagato
ad un futuro promesso e non mantenuto:
tutto questo affanno per arrivare in porto
e non trovare nemmeno una nave disposta all’imbarco!

delusi giriamo sul molo fino alla vetrina
ancora spenta
del bar tabacchi souvenir e foto:
le tre caravelle in palla di vetro con neve,
la cornicetta per ritratto ornata
di conchiglie cavalluci e stelle marine,
la lanterna in miniatura di similargento,
il faro zebrato con gabbiano incluso,
le cartoline ritoccate con aggiunta di palme,
questo è il ricordino fasullo
che ci resta in mano del viaggio annullato

il coperchio adesso da un lato si solleva
e lascia infilare una lama d’acciaio
sotto il bordo di piombo:
poi lenta si ritira e dalla ferita,
pioggia.

giardino a sud-est





11. PANORAMA BOTANICO N° 1
(Genova, 6 dicembre 2007, giovedi)

ora che chi doveva, ha perduto per intero le foglie,
spicca l’orgoglio di chi conserva intatta la chioma
e fra la ruggine di stagione,
sbandiera il proprio verde vincente

in basso tra orti e giardini
il sambuco e l’alloro rinchiusi tra i muri,
la sdegnosa magnolia esiliata in ben difeso cortile
invece che al parco regina,
gli scontrosi lecci appigliati a mezza costa,
il cipresso a pennacchio ritto in divisa
sulla vallata vigila dal crinale

parliamo anche dei rovi
in avanzata radente sui ritagli senza padrone,
il grande albergo ai passeri,
che al volo s’infilano nelle loro stanze
senza temere l'ingresso spinoso.
10. SENZA IMPEGNO
(Genova, 6 dicembre 2007, giovedi)

come un mare fissato nel suo moto,
di onde lunghe in un golfo
s’ un quadro appeso alla parete di fondo,
le nuvole si succedono in parallelo
dalla costa alla collina,
bianca la schiuma in cresta, appena grigia la base

ma delle altre più scure ora si sono inserite
a un livello più basso
e tutto alla fine deriva dal continente
che si annuncia compatto e sospeso all’orizzonte

giunto di notte un grande vascello,
invade di bianco l’ormeggio
e sparge il ronzio pulsante dei motori in attesa:
i turisti con vestiti leggeri,
appena sbarcati come da una diversa stagione,
da un altro clima che a bordo si trova compreso nel viaggio,
si aggirano nei vicoli cartine alla mano
incamerando foto di angoli per noi scontati

questa si può definire
una giornata senza fenomeni d’impegno,
di vaghi contrasti, di bellezza non condivisa,
a nuvole d’indecisa tendenza.
9. ORA DEL MATTINO
(Genova, 5 dicembre 2007, mercoledi)

a quest’ora del mattino,
aprendo le persiane,
il faro zampilla gli ultimi lampi e poi spegne,
lo specchio del porto ha già provato
il riflesso di rosa poi di rame,
per convenire che meglio si addice
questo grigio azzurrino con velo dorato

nel mare sovrastante
una flotta di nuvolette affiancate
confluisce in corazzata con prua verso levante
ma viene a breve sospinta in disarmo
contro il fondale

a quest’ora del mattino,
aprendo il giornale,
il primo mondo s’informa sulle disgrazie
di quelli che seguono,
e le fatiche di chi li guida,
poi scivola alla lettera dell’irato lettore,
all’offerta a colori in pagina centrale

fuori
una cascata di vetro si frantuma
sul camion della raccolta,
l’autobus cigola e soffia in arrivo alla fermata

altrove
una mossa rischiosa sulla scacchiera terrestre,
un tiro azzardato sul tavolo verde,
qui
una lenta evoluzione in scarsità di vento,
si addensa in minaccia sul ponente.
8. MESSAGGIO SVANITO
(Genova, 4 dicembre 2007, martedi)

con un simile cielo c’è poco da dire:
sotto,
un bordo arancio e dorato circonda la tazza
che contiene un azzurro appena increspato
e qualche macchia più scura ci naviga dentro,

sopra,
dei voli notturni hanno intrecciato le code,
una rotta precisa che a nuvola ora si perde

se mi fossi alzato più presto,
ne avrei colto in aria il messaggio:
a quest’ora del mattino
ne comprendo invece solo parole disperse,
un discorso completo che svapora in frasi staccate,
un manoscritto prezioso ridotto a frammenti,
una spiegazione del mondo,
all’alba enunciata come integrale
adesso balbetta senza senso

è il tuo passaggio verso la stanza da letto,
che distoglie la penna dal rigo, lo sguardo dal cielo
e il corpo riaccede al contesto.
7. IN CHIUSURA
(Genova, 3 dicembre 2007 ore 18,00)

prima che lo sportello chiuda
si presenta una nuvoletta
sopra il contorno della collina:
unica rimasta nel cielo deserto,
sul profilo a punte dei rami, antenne, camini
all’arrivo del buio chiede rifugio

nel minuto viola che succede al rosso,
l’ho lasciata in attesa
sul calare del nero.
6. SENZA RIPARI
(Genova, lunedi 3 dicembre 2007 ore 12,00)

sui rami spogli i passeri ora si vedono meglio:
come la schiena del gatto senza il riparo del folto,
la gobba nel muro senza il velo della vigna,
la finestra vicina senza il pudore della tenda verde,
la scala tra le case che senza il suo boschetto intorno
rivela i passanti,
la lentezza pesante di chi sale,
il gradino che salta chi scende

senza il paravento chiomato delle altre stagioni,
l’inverno crudele ci scopre
sulla soglia dei nostri rifugi.
5. LUNEDI UMIDO
(Genova, lunedi 3 dicembre 2007 ore 8,00)

Le nuvole di ieri hanno lasciato
un velo disteso a levante
come l’alone sulla parete interna del bicchiere
che conteneva una giornata ora evaporata
e rimasto sul tavolo la notte

con l’odore dell’acqua che resiste a chiazze sui tetti
l’umidità risale
dal fondo della valle su cui sono appeso e in ascolto:
tre diverse campane suonano l’ora in sequenza,
il tempo come l’onda si allarga da un centro lontano,
una sirena in corsa modulata dalle curve svanisce
e poi riappare in orchestra alle spalle,
un vociare di cani rimbalza tra orti e cortili
dove ognuno abbaia sul proprio confine,
mentre mi sibila e gorgoglia il caffè sul fuoco.
4. GIORNATA DI ESAME
(Genova, domenica 2 dicembre 2007)

senz’avviso questa notte ha piovuto:
un lume velato ci rischiara ma non asciuga,
lucido per acqua e nero di catrame,
il tetto a falde della caserma inabitata
si allunga
come uno scafo capovolto, arenato fra le case

un gatto rosso e uno nero,
sono intenti al piatto
nel centro del giardino:
per i giochi , l’incuria e il passaggio
l’erba si è ristretta sui bordi,
una cornice al quadro,
un margine verde all’emblema
di due felini rampanti che in campo grigio
si contendono la preda

una pausa tra scirocco e tramontana,
sulla panca in un lungo corridoio,
in attesa di essere chiamato

alto il soffitto e pallidi soli le lampade a globo
sul nostro distante pianeta,
le pareti a metà di vernice grigio lucente,
a scacchi bianchi e neri fugge invece il pavimento,
prima che si apra la porta in fondo:
una giornata di esame per passare a domani.
3. SCIROCCO
(Genova, sabato 1 dicembre 2007)

la notte ha girato il fondale,
invertito il soffitto alla scena:
la fluente seta in azzurro a gloria distesa
si è mutata
in ruvida lana che stinta e pelosa ci avvolge

un indolente scirocco ci sbuffa contro
odore di ferro dal porto
richiami dalla stazione
un po’ di gabbiani sul tetto
che fanno la ronda:
lo sguardo velato cerca di definire come navi
le isole in lento moto sul bordo sfumato.
2. INVASIONE DI FOGLIE
(Genova, venerdi 30 novembre 2007)

non tutto quello che vola dispiega le ali:
si gonfia il sacchetto a brandelli,
rotea il vecchio giornale,
dagli alberi scossi un turbine di foglie
ricade sul gatto in cerca di riparo

bruciato il colore del pelo,
spento sul terreno, il colore della stagione dispersa

si affollano in riunione le foglie all’ingresso,
sulla porta in mucchio frusciando:
qualcuna già dentro
richiama le altre a sfruttare la prossima spinta

una finestra che si apre alle spalle,
le risucchia e sparge dovunque:
perlustriamo le stanze, con scopa e paletta
imprecando alla corrente che ci ha tradito,
all’avversa stagione,
al numero indomabile,
alla provenienza ignota

il rastrello in piedi contro il muro rimpiange
l’ordinato giardino,
il vialetto ben curato,
l’alberello potato all’epoca giusta,
l’orto moderno in cui tutto cresceva
secondo uno scopo.
1. IN VENTO
(Genova, venerdi 23 novembre 2007)

(non avendo nuvole in moto)
per capire la direzione imposta dal vento
ci sono il pennacchio estratto dai camini
la punta flessa dei cipressi
la bandiera stinta sul balcone
il brandello senza resa sul ramo spoglio

e a contorno, il sibilo tra i fili
il gemito delle persiane spinte al muro
le imposte rullanti ai colpi

alla raffica che li scompiglia
orientano il capo i gabbiani nel fiume allineati,
scorre nello stesso verso l’aria e il torrente,
l’acqua s’increspa sull’erba piegata
e gli avanzi della piena recente:
c’è chi al vento si china
chi si agita appena
chi gli si pone contro
chi vi naviga dentro e viaggia con lui
e in altro luogo si posa e rimette radici.

domenica 9 dicembre 2007

MeteoDiario

Due poeti che si sono appena conosciuti,
durante un reading nello scorso ottobre,
hanno pensato di scambiarsi dei "bollettini" poetici
sugli aspetti della stagione in corso nelle rispettive città.

Le regole del gioco:
ognuno scrive ogni giorno almeno un testo
o "meteo-bollettino" e l'invia via mail all'altro.

La partita è iniziata a fine novembre
e vuol proseguire per tutta la stagione fino al 28 febbraio,
per presentare all'inizio della primavera
la raccolta dei testi scambiati con una lettura in comune
nelle città dei giocatori, a Genova e a Settimo Torinese.

Finora ogni giorno ha prodotto più di un "meteo-bollettino":
si è così pensato di rendere evidente ad altri questa scommessa
creando un blog in comune ovvero METEODIARIO
su cui ne viene presentata una scelta settimanale.